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La mia prima maratona!!!
di Massimo Brisigotti, 17/04/2019

Ho atteso una settimana prima di scrivere questo racconto per avere più tempo per riordinare quel tumulto di sensazioni che ho provato prima, durante e dopo la mia prima maratona.
Questo racconto comincia infatti quando ho deciso di iscrivermi; quel giorno ho deciso di mettermi alla prova, di sfidare me stesso ed i miei limiti. Zatopek a proposito della maratona disse “Se vuoi correre un miglio, corri un miglio. Se vuoi vivere un’altra vita, corri una maratona”: nulla di più vero.
Nei giorni seguenti, durante gli allenamenti sapientemente suggeriti dalla mia cara amica Ornella Rodilos, mi chiedevo se fossi in grado di sostenere quella distanza; 42 km e 195 metri sono tanti, tantissimi, un muro. Tempo fa mi imbattei in una frase di Jesse Owens sulla Maratona che diceva: il miracolo non è essere giunti al traguardo, ma aver avuto il coraggio di partire. Beh, con un po’ di spavalderia ed un pizzico di pazzia mi dicevo che il 7 aprile sarei sicuramente stato sulla linea di partenza, ma non ero così sicuro se anche in quella di arrivo!!

A poco più di due settimane dalla sfida, l’attenzione alle previsioni meteo per il fatidico giorno assumevano sempre più importanza. La pioggia, dapprima possibile e poi sempre più probabile con il passare dei giorni rendeva ancor più stimolante essere lì alla partenza. Avrei preferito una bella giornata, senza sole magari, ma soprattutto senza pioggia. A pensarci bene però, la brutta giornata sarebbe stato un problema non solo per me ma anche per le migliaia di partecipanti, quindi “mal comune mezzo gaudio!!”.
Per l’ansia e la voglia di esserci e provare la mia personale impresa ho preso il pettorale il primo giorno d’apertura del village. La sera prima della gara poi ero abbastanza su di giri, il nervosismo man mano che le ore passavano non mi faceva pensare ad altro che a quello che sarebbe successo l’indomani. La notte passata insonne a pensare al percorso della maratona e della mia personale sfida, alle sensazioni che avrei provato e ai ritmi gara reali o presunti che avrei dovuto tenere per riuscire ad arrivare in fondo.
Così, grazie alla pazienza dell’amica Ornella, pianificavo la mia personale sfida chilometro dopo chilometro: ritmo blando nella prima parte per poi cercare di aumentarlo nella seconda parte. Poi però quando sei lì nella tua griglia di partenza, con la tua canotta orange, il tuo pettorale ed il GPS pronto a un minuto dalla partenza, dimentichi ogni cosa

Ti ritrovi così al mattino della gara e non sai nemmeno come. Ho vissuto ogni attimo dopo il suono della sveglia con il pensiero che via via si fa più assillante. Esci di casa, prendi la metro, ti ritrovi con gli amici orange. Stringi la mano al presidente, mentre abbozzi un sorriso a Maurizio Ragozzino che a sorpresa ti scatta un bel (si fa per dire) primo piano. Sulle scale del Colle Oppio per la foto di rito pensi a quel gruppo di pazzi che stanno lì che come te hanno accettato la sfida.
Sono nella griglia, manca poco alla partenza della terza onda. Pensi a tutto e a nulla, non c’è più tempo… via, partiti!! Sotto la pioggia battente ci immergiamo strada dopo strada, chilometro dopo chilometro nella gara della gare. Mano a mano lungo il percorso vedo tantissime persone incoraggiarci, e tantissimi amici orange gridare ed incitarci. Li ringrazio tutti pensando a che bel gruppo di persone affiatate che siamo.
Chilometro dopo chilometro incontri persone meno fortunate di te sulle carrozzine spinte da ragazzi con un cuore grande così e ti commuovi; perché la maratona è la gara più democratica che ci sia ed è bello che tutti insieme condividiamo con lo stesso spirito quell’esperienza bellissima e al tempo stesso durissima.
I chilometri passano, il ritmo si è assestato, bevo e prendo i miei gel ad intervalli regolari, non sento fatica complici anche i panorami lungo il percorso che riscopri e che solo una città come Roma può regalarti. Arriviamo in via della Conciliazione, ha smesso di piovere ed il cielo è ora azzurro, la Basilica si staglia imponente davanti a noi, bellissima. Arriviamo a metà gara e sento che ho ancora carburante. Sono euforico ma penso anche che non ho fatto nulla, che i chilometri più duri da affrontare devono ancora arrivare.

Il percorso si dipana in Prati, tra le strade silenziose ed austere rimani lì da solo con il rumore dei tuoi passi e quello degli altri centinaia di compagni di avventura a pensare che passo dopo passo il tuo personalissimo sogno si sta materializzando. All’Acqua Acetosa si comincia a tornare indietro, verso l’agognato traguardo, lontano ancora più di 14 chilometri. La distanza di per sé non sembrerebbe eccessiva, ma dopo averne fatti più di 28, questi sono un’eternità. Comincio a sentire la fatica, temevo il muro del 30° km. Dal 32° infatti inizio a sentire qualche crampo; penso che non posso mollare a meno di 10 km dal traguardo e allora assesto la mia corsa, e senza mai fermarmi proseguo, deciso a mantenere l’impegno preso con te stesso.
Ogni fatica è ripagata ampiamente dalla folla che ci incita. Arriviamo così a Piazza del popolo, a Piazza di Spagna in Via del Corso. La gente ci saluta, tende le braccia al di là delle transenne, batti il cinque a tutti quelli che ti tendono la mano.
La fatica è tanta, vorresti lasciar perdere tutto ma raccogli quel poco che ti è rimasto e ti ripeti che non puoi mollare ora, la sfida è questa, la maratona di mette di fronte a difficoltà immense che ognuno di noi deve saper superare. A Piazza Navona e a Piazza Venezia veniamo accolti da una folla che grida, ti sprona, si sbraccia. Evidentemente leggono la nostra fatica sui volti, ci gridano che ormai siamo arrivati, che manca poco.

Un ultimo sforzo, raccolgo le poche energie rimaste e corro verso il Colosseo. L’ultima salita intorno al Celio e ricevo gli incitamenti di amici orange che stavolta a fatica riesco a ringraziare. Applaudono tutti, ho la pelle d’oca. Passo dopo passo ho il cuore in gola. L’ultimo tratto me lo godo per quel che posso guardando il traguardo, la gente assiepata ai lati di Via dei Fori Imperiali che ti applaude e mi accorgi che inizio a singhiozzare per la commozione. Un pianto liberatorio spezzato dai passi sempre più pesanti. Passo il traguardo, fermo il cronometro a 3 ore 49 min 15 secondi: ho vinto la mia personale sfida e, come me, sono sicuro che ognuno di noi con i suoi tempi l’ha vinta!!
Qualcuno mi vede avanzare e mi mette la medaglia di partecipazione al collo. Ringrazio singhiozzante di commozione e penso ancora che “il miracolo non è essere giunto al traguardo, ma aver avuto il coraggio di partire”.


Gara: Maratona di Roma [TOP] (07/04/2019)

SCHEDA GARA



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