Tre giovani promesse "orange" nella terra del Chianti. di Giovanni Golvelli, 29/10/2008
Rinaldo Ceccotti e Elio Dominici - Mezza dei Castelli Romani (foto di Giuseppe Coccia) Eravamo in attesa che lo starter desse il via alla 2^ edizione dell’Eco Maratona del Chianti. Ero un po’ preoccupato, essendo la mia prima esperienza in un Eco Maratona.
Elio Dominici, invece, era tranquillissimo, essendo questo tipo di gare il suo pane domenicale; anche Rinaldo Ceccotti non mostrava alcuna apprensione.
Avevo saputo di questa gara solo la domenica precedente quando, nel telefonare all’albergo di Chianciano, dove sono solito trascorrere tutti gli anni un paio di settimane insieme con mia moglie per fare le cure idropiniche, alla mia domanda a Paolo, proprietario dell’albergo ed anche lui podista, se c’era qualche gara nella zona, mi sono sentito rispondere che la domenica successiva ci sarebbe stata questa manifestazione.
A quel punto mi sono lasciato convincere a parteciparvi. Discutevamo di quello che ci aspettava di lì a poco, quando il buon Rinaldo ci ha fatto notare che in tre raggiungevamo quasi duecento anni e quindi eravamo delle giovani promesse.
Visto che qualcuno dice che il vino, per rimanere nel tema della gara, più invecchia e più diventa buono, perché allora toglierci l’illusione che anche noi possiamo ancora migliorare?
Pur conoscendo la zona, sono rimasto ugualmente affascinato dal percorso: l’attraversamento di un'infinità di vigneti, già dai colori autunnali, dove si produce il famoso Chianti tanto conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo; il paesaggio che la sommità di una collina offriva nel mostrare giù a valle un piccolo laghetto pieno di animali acquatici ed in lontananza la città di Siena, sovrastata dal famoso campanile della piazza; la novità del “guado” di un torrente o la sorpresa nel vedere, nell’attraversare un boschetto, due grossi capoccioni di “testa di morto” (per i non addetti ai lavori si tratta di porcini tossici).
A quel punto sono stato tentato di sospendere momentaneamente la gara per inoltrarmi nel bosco e vedere se insieme ai cattivi non ci fossero anche quelli buoni. Colorita è stata anche la risposta, in dialetto toscano, di un ristoratore che, alla richiesta di un maratoneta se c’erano banane, si è sentito rispondere che di uva e vino ne poteva avere quanta ne voleva, ma per le banane non era possibile poiché quel tipo di albero non cresceva in quella zona.
A proposito di ristoro c’era la novità su un paio di tavoli (nove e tutti ben forniti) di bottiglie di vino e su quasi tutti un' ”uva passa” che era veramente squisita e della quale ho fatto una grossa scorpacciata.
E’ stata poi una sorpresa vedere tanti turisti (segno che apprezzano il nostro territorio) che applaudivano al nostro passaggio e dei grossi cani, per fortuna ben legati, che quando attraversavamo quei stupendi casali, a modo loro, ci mostravano tutto il loro “affetto”.
Per ciò che riguarda il lato agonistico della corsa, sono partito dalle retrovie insieme ad Elio e Rinaldo ed era mia intenzione solo terminare la gara e gustarmi il paesaggio. Invece come al solito, sentendomi bene, ho cominciato a spingere e, specialmente sui tratti di salita molto dura, ho recuperato tantissime persone.
Al 20° Km, nel guardare il tempo, ho visto che stavo di poco sopra i 5 a Km (mi avrebbero permesso di chiudere la gara sotto le 4 ore) e non stavo nella pelle: non male per una Eco Maratona!
Purtroppo avevo fatto i conti senza l’oste e verso il 27° Km , dove è cominciata la salita più dura (un sentiero pietroso di 3 o 4 Km che portava nel punto più alto della corsa), sono cominciati i primi problemi.
Quando sono arrivato ai piedi della salita, ho notato un lungo serpentone di maratoneti (sembrava che il grosso dei partecipanti stesse là) che andavano a passo. Non mi sembrava vero e, siccome riuscivo ancora a “corricchiare” anche in quel tratto durissimo, ne ho recuperati tantissimi, ma la maratona è una corsa che porta sempre fuori la realtà e che non può essere improvvisata.
Era dalla gara sulla lunga distanza di Napoli del 20 Aprile che non superavo i 21 Km di qualche saltuaria “mezza” e quindi un po’ rassegnato ho cominciato a camminare anch’io accodandomi a loro.
Nella parte finale eravamo tutti un po’ provati: bastavano delle “salitelle”, poco più di un cavalcavia, a farci andare al passo. Comunque, nonostante le difficoltà finali, all’arrivo, fotografato e incitato dalla nostra Loretta, ero moderatamente soddisfatto.
Il tempo finale (4 h, 24 min, 51 sec) non era poi da buttare via, se si tiene conto del fatto che si è trattato di un’Eco Maratona e che nel complesso ci sono stati ben 1.400 metri di dislivello da superare.
L’organizzazione, almeno fino all’arrivo (sono andato subito via a Chianciano da mia moglie), è stata perfetta e credo che anche dopo sia filato tutto liscio. Anche il percorso è stato ben segnato.
Una gara quindi da mettere in calendario anche nei prossimi anni, magari con una massiccia presenza Orange.
Giovanni
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Giovanni Golvelli
Giovanni Golvelli - Corri alla Garbatella (foto di Patrizia De Castro) Gara: Ecomaratona del Chianti (19/10/2008) SCHEDA GARA |