Questa Maratona non s'ha da fare di Cristiano Giovannangeli, 22/03/2012
C’è chi parlerà del durante, chi del dopo io vi descriverò il prima…
Non me ne vogliano gli amanti della letteratura, né in particolar modo quelli del Manzoni, ma per descrivere il modo in cui ho passato la notte precedente la Maratona mi permetto di recuperare quella che fu la sua opera più conosciuta "I promessi Sposi" e di cambiare alcuni suoi versi adattandoli a quell’incubo che mi pervase in quelle ore...
Sì perché proprio di un incubo si trattò, ma che comunque mi diede la forza la mattina di alzarmi e vestirmi di canotta orange per affrontare la distanza di Filippide.
Prima di questo devo mettervi a conoscenza di quello che avvenne già due settimane prima, quando dal Trail di Tivoli ne uscii con una caviglia malandata che già a vederla chiunque si sarebbe aspettato un mio forfait nella Maratona.
Non bastasse questo, mi sveglio la mattina di sabato circondato da familiari in preda a crisi intestinali : non curante del fatto mi vesto e con un entusiasmo esplosivo mi dirigo a ritirare il pettorale al Marathon Village, carico come non mi ero sentito in nessuna gara precedente…
Tornato onorato dalla foto con Stefano Baldini, mi cibo di quasi tre etti di pasta così da programma di allenamento e mi dedico al riposo più assoluto in vista delle prossime fatich …
Dopo qualche ora le prime avvisaglie: dei piccoli crampetti allo stomaco suonano un allarme che mai avrei voluto sentire: “Vedrai sarà la troppa pasta…non sei abituato“ mi ripeto ottimisticamente nelle successive ore.
Ora non mi resta che andare a dormire presto e svegliarmi domattina alla 5 e mezzo per una nuova sfida da vincere… Ed ecco che la notte non passa mai… Dolori sempre più forti allo stomaco, nausea, sudore freddo: “Sarà la tensione“ , macchè il virus familiare che tanto temevo si era preso cura anche di me… Non riesco a dormire, mi rantolo nel letto e pensieri sempre più negativi mi allontanano dall’arco di arrivo: passano le ore che non passano mai e la sveglia si avvicina sempre di più , ormai rassegnato a rinunciare a quanto da mesi preparato chiudo gli occhi e… in sogno…
“Per una di queste stradicciole tornava bel bello dalla corsa verso casa, sulla sera del giorno 17 Marzo dell'anno 2012, Cristiano, Orange d'una delle società podistiche romane: il nome di questa, né il casato del personaggio, non si trovan nel manoscritto, né a questo luogo né altrove… ma saran in futuro conosciuta all’or più ! Dopo la voltata, la strada correva diritta, forse un sessanta passi, e poi si divideva in due viottole, a foggia d'un ipsilon: quella a destra saliva verso il monte, e menava alla cura: l'altra scendeva nella valle fino a un torrente; e da questa parte il muro non arrivava che all'anche del passeggiero. Il podista, voltata la stradetta, e dirizzando, com'era solito, lo sguardo al cronometro, vide una cosa che non s'aspettava, e che non avrebbe voluto vedere. Due uomini stavano, l'uno dirimpetto all'altro, al confluente, per dir così, delle due viottole: un di costoro, a cavalcioni sul muricciolo basso con una caviglia infortunata spenzolata al di fuori e l’altro piede posato sul terreno della strada, il compagno, in piedi, appoggiato al muro, con le braccia incrociate sul petto per il dolor di stomaco… i Bravi!!
Che i due descritti mali di sopra stessero ivi ad aspettar qualcheduno, era cosa troppo evidente; ma quel che più dispiacque a Cristiano fu il dover accorgersi, per certi atti, che l'aspettato era lui…
Domandò subito in fretta a se stesso, se, tra i bravi e lui, ci fosse qualche uscita di strada, a destra o a sinistra; e gli sovvenne subito di no…Fece un rapido esame, se avesse sbagliato qualche allenamento, ma, anche in quel turbamento, il testimonio consolante della coscienza lo rassicurava alquanto: i bravi però s'avvicinavano, guardandolo fisso... Non potendo schivare il pericolo, vi corse incontro, perché i momenti di quell'incertezza erano allora così penosi per lui, che non desiderava altro che d'abbreviarli. Quando si trovò a fronte dei due galantuomini, disse mentalmente: ci siamo; e si fermò su due piedi:
- Signor podista, - disse un di que' due, piantandogli gli occhi in faccia
- Cosa comanda? - rispose subito Cristiano
- Lei ha intenzione, proseguì l'altro, con l'atto minaccioso e iracondo di chi coglie un suo inferiore sull'intraprendere una ribalderia, - lei ha intenzione di correrr la Maratona?
- Cioè... rispose, con voce tremolante, Cristiano: - cioè. Lor signori son uomini di mondo, e sanno benissimo come vanno queste faccende. Il povero atleta non c'entra: organizzano gare tra loro, e poi... e poi, vengon da noi, come s'anderebbe a un banco a riscotere; e noi... noi siamo i servitori del presidente della nostra squadra e che fare, non corriamo?
- Or bene, - gli disse il bravo, all'orecchio, ma in tono solenne di comando, - questa maratona non s'ha da fare, né domani, né mai…
- Ma signori miei…
- Zitto, zitto, tu non correrai e per aver sicurezza di ciò ecco i nostri malanni venire a te…
Tutt’ad un tratto che la caviglia del corridor si gonfia e lo stesso comincia a rontolar per dolori allo stomaco… così forti da gettarlo tra i ciotoli in terra…
Cristiano non era nato con un cuor di leone ma fin dai suoi primi passi aveva compreso la forza che dà quella canotta e lo spirito d’essa gli seppe così rispondere :
- Mai disposto all’abbandono, semmai correrò così con quanto da voi donatomi e onorerò questa maglia…
Cristiano, dato un occhio per iscansarli, non avrebbe voluto prolungar la conversazione e le trattative.
- Signori... io domani corro!! - cominciò, chiudendo il discorso…
ma quelli, senza più dargli udienza, presero la strada dond'era lui venuto, e s'allontanarono, cantando una canzonaccia che non voglio trascrivere per denigrar il povero corridor…
Il sogno finì così con questa canzone, ma era la sveglia sintonizzata su una radio!!
Mi alzai confuso sul da farsi, ma poi osservai la mia canotta Orange appesa ad una stampella con il pettorale già attaccato e i dubbi svanirono !! Corri Cristiano, gli altri compagni di squadra ti aspettano e lungo il tragitto della Maratona ne troverai altri ad incitarti, loro sono Bravi ma questi Bravi davvero e uno di loro ti sosterrà e ti affiancherà per non farti mollare nei momenti di sconforto!!
Il resto è un tempo 3:31:05 che poteva esser migliore sì, ma che mai come in questa disavventura fu mai tanto desiderato in gara…tanto che decisi di inciderlo sulla medaglia!!
Un grazie al bravo Andrea D’Offizi, l’incitatore che mi ha accompagnato dal 21° in poi e al bravo Presidente che senza la sua preparazione era impossibile arrivare !!!
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Cristiano Giovannangeli Gara: Maratona di Roma (18/03/2012) SCHEDA GARA |