Sembra passato tantissimo tempo, quando per la prima volta affrontai con totale incoscienza questa grande avventura chiamata "MARATONA",
il viaggio più introspettivo che un runner possa affrontare nella sua vita; è vero esistono anche le ultra-maratone ma credo che la magia che riesce a regalarti questa gara mitica non abbia eguali, lei non ti fa sconti, anzi quando è il momento di presentarti il conto, lo fa in maniera brutale, senza preavvisi e di colpo ti ritrovi da solo ad affrontare un bell’incubo.
Roma 2015 l’avevo affrontata con spirito goliardico, senza pretendere nulla da me stesso, cercando di godere solamente di tutte le emozioni che avrei assaporato, una gara in solitaria, anche se contornata dal contatto con più di diecimila concorrenti, quattro chiacchiere scambiate con tante persone, ma in fondo solo all’arrivo, che aveva saputo regalarmi una gran bella emozione al cospetto dell’altare della Patria della mia città eterna.
Seppur con un tono di lieve scetticismo avevo avvolto l'invito del gruppo in quel di fine estate a segnarmi alla seconda maratona del 2015, questa volta sembrava tutto diverso:
allenamenti mirati, la compagnia di Paolo in gara e negli allenamenti, la trasferta organizzata con un gruppo che si è rivelato affiatatissimo (a parte le lamentele di Ombretta che non è riuscita a ritagliarsi il suo momento di shopping), la voglia di migliorarsi e di riuscire a realizzare un sogno.
Tutto inizia sabato mattina, ci ritroviamo alla Stazione Termini io,
Paolo Rossi, Ombretta Spuri, Paolo Sai, Fabio De Gregorio, ed infine ci raggiunge anche
Fabrizio Laboueur, che in questi ultimi giorni ci aveva messo un po’ in ansia per dei conflitti interni, ma che poi ha deciso di onorare il gruppo e partecipare a questa meravigliosa trasferta.
Il viaggio dura poco, nemmeno il tempo di rilassarsi, mangiare un po’ di pasta preparata con cura per non lasciare nessun aspetto dell’alimentazione al caso, arrivati a Firenze veniamo accolti da un’atmosfera calma e tranquilla, quasi surreale.
Tempo di recarci all’albergo, sistemare le nostre cose, ci avviamo alla volta del Villaggio Maratona, dove incontriamo
Dario Vaccaro, lui ha già preso pettorale e pacco gara, ci saluta e ci addentriamo nel Villaggio, tanta gente che riempie uno spazio pieno di luci e colori, prendiamo i nostri pettorali, ci divertiamo al banco ASICS a farci stampare il braccialetto con i riferimenti cronometrici, immortaliamo il nostro attimo davanti al Muro della Maratona e poi dopo un giro agli stand si torna all’albergo.
La serata trascorre piacevolissima, ci raggiunge anche
Raffaele Buonfiglio con la consorte e
Federico Testa, altro membro della podistica Solidarietà, compagno di avventura dell’IronMan 70.3 Italy a Pescara in quel di giugno, si ride si scherza e ci si rilassa, si passano delle bellissime ore a raccontarci di quello che è successo in questi mesi.
Poi giunge il momento di rincasare, una lunga passeggiata per il centro di Firenze ci coccola prima di infilarci sotto le lenzuola per il meritato riposo; tutto perfetto pensavo, ma poi i primi tasselli del "Conto" iniziano ad accumularsi: notte passata un po’ così, cercando di addormentarsi senza un grosso successo, in precedenza provenivo da una settimana "a letto" da dimenticare con mal di gola e raffreddore a farla da padrone, ma che in extremis sembravano aver abbandonato questo corpo.
Sveglia all'alba, colazione abbondante per accumulare più benzina possibile, vestizione con abiti un po’ goliardici (sopra la divisa manicotti ricavati da vecchi calzini di lana, maglietta di lana da buttare e doppio strato di celofan per impedire al freddo pungente della prima mattina di compromettere la stabilità fisica e mentale. La lunga Passeggiata Lungo Arno in avvicinamento al campo di gara ove incrociamo il mitico Puma (al secolo
Gianluca Corda) anche lui si è tuffato in questa avventura, proseguiamo insieme il cammino, il tutto in un’atmosfera quasi pungente.
Dopo la foto di rito fatta da una grandissima e onnipresente
Germana Bartolucci che si è alzata all’alba assieme al mitico
Enrico Zuccarino, per immortalarci in questa straordinaria avventura, ci infiliamo in griglia, ci riscaldiamo ed aspettiamo la partenza, che avviene dopo aver rispettato il minuto di silenzio.
Pronti Partenza e Via! I primi Km scorrono un po’ a singhiozzo, purtroppo la folla che partecipa è costretta in un viale di non abbondantissime dimensioni, appena la strada si apre e i concorrenti si sgranano imposto la mia andatura da metronomo (criceto pistaiolo).
Il tifo della città è un qualcosa di indescrivibile e riconosco fra la folla urlare come un ossesso il buon Raffaele, un'iniezione di adrenalina incredibile.
Io e Paolo siamo oramai affiatati e lui mi segue come un'ombra, subito inizio a notare lo scostamento fra gps e cartelli chilometrici, ma niente paura questa volta non voglio sorprese, mi occupo di lappare ogni singolo km (anche se ogni tanto ne salto qualcuno ma non i riferimenti fondamentali).
Passano 5, 10, 15, 20, 25, 30 km e tutto sembra andare come previsto dai piani, infatti il passaggio al 30-esimo km ci fa registrare un 2h15'08", in linea con l'andatura di 4'30" decisa e studiata con il nostro coach Marco.
Sembra tutto andare bene ma già da qualche km (circa il 26-esimo) inizio a notare un leggero intorpidimento dei muscoli delle gambe (principalmente i quadricipiti), giunto al 33-esimo km inizio a calare, Paolo inizia a staccarsi davanti a me, si gira capisce che c'è qualcosa che non va, cerca di incitarmi ma io ho già capito che oggi le gambe sono arrivate (di già!).
Da qui in poi la mia gara diventa un vero e proprio calvario, perché anche se mancano "solamente 9 km all'arrivo" le gambe oramai hanno perso la freschezza e non riesco a farle girare come si deve.
I km fra il 38-esimo e il 40-esimo si trasformano nel peggiore degli incubi, sono costretto a rallentare e camminare (il parziale di 12'40" mi da la conferma che sto facendo il BOTTO).
Mi passano i pacer delle 3h15', mi passa Enrico Alfani che cerca di rincuorarmi e portarmi con se, ma la mia risposta è secca: "se aumento adesso mi pianto!", manca poco oramai, ma sembrano infiniti questi 2 km e 195 m, sulla pedana del 40-esimo ricomincio a correre e per un momento le gambe sembrano stare un pelino meglio.
Manca poco, oramai il danno è fatto, spero di chiudere questa gara almeno in 3h20" altrimenti sarebbe un vero fiasco, mi ritrovo all'ultimo km con la voglia di farcela comunque, al cartello del 42-esimo km inizio a scorgere la fine nascosta dentro i palazzi del centro storico di Firenze, intuisco che qualcuno mi sta per superare proprio in vista del traguardo, non so come e perché ma le gambe seppur totalmente distrutte ed anestetizzate rispondono e mi danno la possibilità di fare un ultimo sprint,
riesco così a chiudere con un 3h18'40".
Finito questo infinito Calvario! scorgo davanti a me Paolo e Enrico Alfani, che appena mi vedono mi abbracciano e mi lascio andare ad un pianto liberatorio, loro cercano comunque di rincuorarmi ma la delusione per aver toppato un obiettivo si impegnativo, ma che è stato accompagnato da una dura preparazione non riesco a togliermela di dosso.
Finita la nostra gara ci preoccupiamo degli altri e cerchiamo di scorgere i nostri compagni di viaggio sul tratto finale lungo Arno. Al loro passaggio il nostro urlo di incitamento riempie tutta la strada,
Ombretta e Francesca Testi, Tony, Paolo, Domenico, Fabrizio, Fabio e tutti gli altri Orange sentono il nostro supporto fino alla fine.
Questa di oggi è una delle più dure lezioni che un runner possa prendere,
la maratona in questo è realmente una gara unica, che non fa sconti, che ti porta davanti il conto di:
- Allenamenti;
- Condizione Fisica;
- Alimentazione;
- Meteo.
Tutto in un'unica prestazione racchiusa in poche ore,
alla fine restano solo ricordi, sorrisi e la contentezza di indossare una medaglia tanto ricorsa ma che resterà per sempre come segno tangibile del nostro passaggio a Firenze 2015.
Nella speranza che questa esperienza sia di grande insegnamento per il futuro, volge a chiudere un 2015 che non avrei mai immaginato, con oggi porto a casa un altro PB migliorando di quasi 22 minuti il tempo della Maratona di Roma, che nel 2016 mi aspetterà per darmi la possibilità di rivincita.