Cari amici Orange e non,
eccomi qui dopo esattamente un anno a raccontare la mia prima maratona … ci eravamo lasciati un anno fa con l’idea di nuove grandi sfide e penso di avere scelto la regina. Non solo una Maratona, ma quella di Roma, la città che da 13 anni mi ha adottata e che sento anche un po’ mia.
Potrei raccontare di come sono trascorsi i cinque mesi dal momento in cui ho cliccato sul link
MI VOGLIO ISCRIVERE A QUESTA GARA sul nostro sito, ma non finirei più di raccontare.
Certo tra i mille dubbi iniziali (“ce la farò?”, “tabella si o tabella no?”, “tre allenamenti son pochi, devi farne quattro”, “ti devi alzare alle 6:00 per correre” e chi più ne ha più ne metta), fondamentali sono stati due elementi che devo citare: per prima cosa la telefonata di
mia sorella che mi chiede
“Ci iscriviamo alla maratona di Roma?” . Secondo la mia domanda a
Chiara Milanetti a cui ho chiesto
“Ma tu che allenamenti fai?” … ed è così che a Gennaio sono entrata nella
Scuola della Podistica Solidarietà, con
Pino e Fulvio e tanti orange pronti a darti un consiglio e un incitamento.
Preparare una maratona è più difficile che correrla, serve tanto impegno e si devono fare un po' di sacrifici. Sono tante le persone che mi hanno aiutato in questo percorso, che hanno condiviso con me i chilometri, i mal di pancia, le incertezze e la paura di non farcela. Tanto è stato il supporto e l’incoraggiamento che ho ricevuto, da famiglia, amici storici e altri che lo sono diventati in questi mesi. Non potevo non arrivare alla fine,
tagliare il traguardo è stato il mio modo per dire grazie.
Veniamo al racconto di queste 4h56’42’’, precedute da tanta pioggia e tanta emozione. La mia paura mentre entravo in griglia era che le gambe non si muovessero per l’emozione, non so a quanti sia capitata questa sensazione. Lentamente ci avviciniamo alla partenza, partiamo molto molto indietro, senza capire cosa sta succedendo. La gara è già partita da 9 minuti e c’è ancora un fiume di gente che si dirige alla partenza. Passo sotto l’arco e improvvisamente cambia tutto intorno a me.
Inizio a correre leggera in un’onda infinita e colorata che attraversa piazza Venezia e si dirige verso il teatro di Marcello, poi una leggera salita il Circo Massimo e via verso sud, in un percorso già provato in allenamento, che mi porta verso strade ben note, Garbatella, San Paolo, viale Marconi, quartieri in cui ho vissuto e che conosco come le mie tasche. Siamo già arrivati a 10 km e mi sembra di non avere ancora iniziato la gara. Mi guardo intorno, vedo gente di tutte le parti del mondo e di tutte le età.
Dopo un giro nel quartiere di Testaccio prendiamo il Lungotevere
circondati dalla folla che ci tende le mani e ci incita chiamandoci tutti per nome. Si percorre tutto il Lungotevere, sempre sotto la pioggia ma ormai non ci si fa più caso, passando per tanti punti noti, Ponte Sisto Castel Sant’Angelo, il Palazzaccio e poi si attraversa e si va a Piazza Cavour. Da li finalmente all’incrocio con via della Conciliazione ed ecco di fronte a noi San Pietro. Ripenso alla Corsa dei Santi e
penso che “noi romani” siamo proprio fortunati a poterci godere questo spettacolo che lascia tutti a bocca aperta. Manca poco alla metà della gara e mi sento leggera, corro senza pensieri, senza fatica, chiacchiero eppure sto tenendo un tempo perfetto. Da inesperta quale sono penso che se continuo così posso chiudere la maratona in 4h30’.
I pacemaker sono grandiosi, ti incitano in continuazione tengono unito il gruppo e ti distolgono dal pensiero della fatica. Ed ecco che al 26esimo chilometro, dopo il Foro Italico, inizia la vera gara.
Inizio a sentire i primi dolori muscolari, mal di pancia (un classico delle mie ultime gare) e freddo per i vestiti bagnati addosso.
Per fare cinque chilometri ci impiego 42 minuti, due soste ai bagni (ringraziamo l’organizzazione per averne disposto un numero illimitato lungo il percorso) e si arriva al trentesimo.
Realizzo che da questo momento in poi non so cosa succederà, non ho mai superato i 30 km neanche in allenamento. Non vedo l’ora di arrivare in centro, spero che l’incitamento della folla mi restituisca le forze. Vado avanti alternando corsa e camminata, tra la gente chiassosa e rumorosa. Vorrei correre ma le mie gambe non ce la fanno, ci provo e poi cammino e così arrivo fino a piazza di Spagna. Passo sotto l’arco dei 40 km,
”davvero ne mancano solo due?” .
Il mio Garmin si è spento al km 27 (insieme alle speranze di chiudere la maratona in 4h30 dopo la prima sosta forzata), calcolo che rispetto al tempo ufficiale ho ancora 9 minuti di vantaggio. 20 minuti per fare due chilometri e chiudere sotto le cinque ore, le gambe non funzionano ma il cervello ancora è vigile.
Le brutte sorprese non sono finite, all’imbocco del tunnel mi devo fermare per problemi allo stomaco. Si avvicinano i ragazzi dello staff e mi chiedono se voglio assistenza da un medico.
Non mi posso fermare ora … proseguo, sotto il tunnel c’è il ristoro, e poi vedo la fine del tunnel e so che dopo ci sarà la discesa.
Mi rianimo e la corro al massimo che posso, giro in piazza Venezia e vedo l’arrivo lì davanti a me.
Percorro gli ultimi metri che sembrano infiniti, sono solo in una grande passerella, tanti fotografi intorno come un tappeto rosso che finisce davanti al Colosseo.
Prima di tagliare il traguardo un bacio al cielo a mio papà che mi guarda da lassù,
questa maratona l’ho corsa per lui e con lui in ogni momento.
Poi finalmente il beep … lo stomaco colpisce ancora ma ormai non mi interessa più.
Ce l’ho fatta, ho finito la mia prima maratona, inizio a piangere sulle note di Grazie Roma. Non riesco a smettere, cammino e piango, il primo abbraccio è di mio cognato …
“Hai visto che ce l’hai fatta? Te l’avevo detto” .
Poi arrivano Davide e Robertina anche loro con le lacrime agli occhi, anche per Roby è la prima e anche per loro è stata dura.
Ognuno ha la sua storia, ognuno ha il suo obiettivo.
Io avevo i miei mostri da sconfiggere, e quando sono arrivata li di fronte al Colosseo li ho vinti tutti. Le emozioni di questa giornata non le dimenticherò mai, ce ne saranno altre in futuro ma la prima non si scorda mai…