La Maratona, si sa, è una gara speciale, straordinariamente affascinante sotto molteplici aspetti: qualcuno la definisce la “gara regina”.

In una maratona, non corrono solo i partecipanti, ma corre l'intera città; corrono gli accompagnatori (nel mio caso con tendinite al seguito); corrono gli organizzatori; corrono gli spettatori.

E per questi ultimi, talvolta, le scuse sono doverose.

Mi riferisco, in particolare, al signore di stazza larga e non proprio atletica, il quale, al ristoro del 30° km, accorgendosi del mio tentativo di sfilare il carbo-gel dalla mano di un’organizzatrice in dormi-veglia, mi ha rincorso per consegnarmelo, capitombolando per parecchi metri.

Non mi ero accorto di lui; ho solo sentito a circa 70 metri dal ristoro una voce che a fatica sussurrava “tanto lo acchiappo”; mi sono subito girato ed, inteso il generoso atto, ho rallentato ed afferrato il gel dalla sua mano stesa ringraziandolo, ma lui, nel frattempo rotolava a terra stramazzante perforando l’asfalto.

Credo che fosse un semplice spettatore, non aveva griffes da organizzatore.
Gesto tenero e nobile il suo, ignobile il mio: quel gel supplementare non l'ho utilizzato.

Scusami ancora buon uomo!

Per il resto, desideravo una rivincita contro il famigerato e compianto muro.

Questa volta il passaggio al 36° km, nella sempre incantevole e delirante cornice di Piazza del Duomo, non è stato moribondo, ma davvero esaltante: la spavalda consapevolezza della "caduta del muro", l'eccitazione della folla e la sete di rivincita mi hanno regalato uno sprint intermedio a braccia alzate incitanti con sorpasso plurimo: il garmin bippava a 3’27” al km.

Fantastico! Il tanto temuto muro era crollato!
Spassosamente giungevo poi all'arrivo.

Un caloroso applauso agli organizzatori ed ai numerosissimi spettatori che rendono questa Maratona sempre una festa unica ed emozionante.

Superlativi tutti gli Oranges, in particolare le esordienti Chiara e Marcella, ed un immenso Grazie a tutti Voi.

A presto
Domenico Liberatore