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Camminare è una scelta
di Daniela Paciotti, 21/04/2015

Le nostre Daniela, Alessia e Francesca

Le nostre Daniela, Alessia e Francesca

Penso ci siano tre momenti nella vita di un runner in cui si decide di andare piano:
quando si incomincia, perché non si conoscono i propri limiti, quando si esce fuori da uno stop forzato in cui il nostro corpo ci ha posto un limite e quando, conoscendo il proprio limite, non si forza troppo.
Rientrando nella terza categoria di runner, un po’ per l’età, un po' perché uno stop troppo prolungato non me lo potrei proprio permettere, opto quasi sempre per una corsa “a intervallo” (Galloway docet) che mi permette di alternare un certo numero di minuti di corsa con un breve recupero di minuti di camminata. Questo metodo che mi ha permesso di superare me stessa e la mia pigrizia, mi ha aiutato a completare quattro maratone alla soglia dei 60 anni, ma anche a fare molto altro.

Domenica, insieme a Roberto Rocchi e Alessia Salatini, avevamo deciso di conquistare Genova, in una mezza che si presentava come una bella avventura fuori porta (molto fuori porta per la verità). Arrivati sabato, ci siamo goduti la città, caratteristica e intensa.
Genova, così come abbiamo imparato alla scuola primaria, è praticamente tra monti e mare e salvo una lingua allungata accanto al porto, si arrocca ammiccando ai suoi abitanti e ai suoi visitatori.
Ti colpiscono le navi, incredibilmente grandi che stanno lì, proprio lì, come una gigantografia di un puzzle costruito da una mano oltre ogni immaginazione, ti colpisce il passaggio frenetico a volte, a volte solo indolente dei suoi abitanti, ti colpiscono gli effetti del mare che esce all’improvviso tra un mercantile e una nave da crociera … e ti domandi la profondità del porto, considerando l’enorme mole di questi “mostri". Ma ti ci perdi pochi attimi, per voltare gli occhi verso quelle colline che come grandi braccia, accolgono le case e in qualche modo sembrano proteggerle.
Anche se sappiamo che purtroppo, in più di un’occasione non è stato così, ci piace immaginare che la Natura sia ancora madre e non solo matrigna. E’ un viaggio che val la pena fare indipendentemente dall’occasione di una corsa.

Comunque domenica mattina, pronti, emozionati in modo diverso e con modalità differenti, eravamo pronti alla partenza: Alessia alla sua prima Mezza, Roberto alla ricerca di conferme, Francesca ed Edoardo di tempi e io, naturalmente alla ricerca dell’arrivo.
Beh sì, come dicevo, non mi interessa molto il tempo da un po’ di tempo in qua, ma la capacità di tagliare il traguardo. Tra l’altro avendo ripreso anche il mio precedente sport acquatico ho pochissimo tempo per allenarmi, salvo i trail (mi possono levare tutto tranne i miei trail).
Lo sparo, come sempre ti coglie impreparato, un attimo per regolare l’orologio e si parte.

Naturalmente io rimango subito dietro e questo mi permette di guardare un gruppo numeroso di atleti che corrono con i disabili, venuti da tutta Italia, questi atleti si faranno tutta la gara spingendo i ragazzi e le ragazze costretti sulle carrozzelle da altre scelte, scelte che la vita ha fatto per loro.
Sorrido loro e proseguo con andatura programmata, decisa ad adottare, ancora una volta, l’intervallo al passo.
Solo che accade qualcosa di straordinario ed emozionante: comincio a ricevere incitamenti e complimenti mentre marcio, le persone mi inviano sorrisi applausi, gli atleti che dopo poco mi raggiungono, quelli della 13 km per intenderci, mi applaudono perché ho il coraggio di farla di marcia.
Così, mentre mi sfrecciano accanto quelli della velocità, comincio a fare una scelta diversa, comincio a pensare quanto tempo impiegherei senza l’intervallo di corsa, se riuscirei comunque a rientrare nei tempi limite ed essere ai cancelli in tempo utile, così decido di continuare con la marcia. Non sempre è agevole perché in qualche discesa la voglia di correre è forte, ma resisto.

Quando mi immetto sul lungomare e poi sulla sopraelevata incrocio gli altri Oranges e un “Alè Podistica” (per la verità anche più di uno) riecheggia lungo la strada.
Molti si uniscono al saluto, anche se non li conosci, anche se forse non li vedrai più accettano gli incitamenti senza pensiero e rispondono con gioia, gesti, battute di mano.
Nel lungo tratto di sopraelevata che ti porta dal 11 km all’arrivo cammino, marcio e penso anzi .. GHE PENSO… e vedo il mare dall’alto e sono come sospesa, tra cielo e terra, con il vento a volte forte che spinge, quasi mai a favore. Un ragazzo dell’organizzazione mi raggiunge spesso per informarsi sul mio stato di salute e per incoraggiarmi. Conto e vedo scorrere i km, penso sinceramente che se non ci fossero dall’altro lato gli atleti che mi precedono, un po’ di sensazione di solitudine e di abbandono la proverei, ma il tempo scorre e così lo spazio percorso.
Certo sono sola spesso nei trail, ma lì, non sono mai veramente sola …

Vedo Francesca , Edoardo passare, vedo Alessia felice in “fuga “ per la sua vittoria personale, vedo Roberto che attraversa la sua corsia per battere il cinque con me ... proseguo.
Farò ancora alcuni km da sola (con il ragazzo in bici …) e poi a meno di un km dall’arrivo ecco venirmi incontro Alessia, felice del suo tempo, a riprendermi e incoraggiarmi … Vorrei fare la volata finale in discesa di corsa, ma tengo duro e freno le gambe: ho deciso di farla di marcia e così la completerò.
Sono stanca ma felice. Genova conquistata, le gambe, parzialmente domate e un po’ stanche dovranno assistermi tra 15 gg sul Tiburecotrail, quindi le coccolerò con una miracolosa crema magari un giorno o due.

GAME OVER


Il gruppo orange davanti all'acquario di Genova

Il gruppo orange davanti all'acquario di Genova

Gara: Mezza Maratona di Genova (19/04/2015)

SCHEDA GARA



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