Ciao a tutti.
Domenica scorsa ho partecipato anch’io al “Race for the cure” e il motivo per cui scrivo è perché avverto forte il desiderio di ringraziarvi, di ringraziare tutti voi atleti appartenenti alla “Podistica Solidarietà”.

Il vostro entusiasmo, quello del nostro Presidente, quello di tutti i collaboratori mi hanno dato un nuovo slancio, un nuovo entusiasmo.

Da mesi vi sentivo parlare di questa gara, vedevo l’impegno di voi tutti finalizzato a raggiungere nell’occasione traguardi ancora più’ importanti. Ma poi, guardando il calendario, ho scoperto che la gara stessa coincideva con i festeggiamenti seguenti la Prima Comunione di mia figlia Francesca e quindi…

Ebbene, invece, riuscendo ad incastrare i piacevoli impegni finalizzati a rendere ancora più belle queste giornate a mia figlia e con la collaborazione di mia moglie sono riuscito (non vi dico come e in che condizioni fisiche) a trovare tre ore di tempo da dedicare per correre, insieme a voi, la “Race for the cure”.

Mi chiamo Fabio Apolloni ed è da circa tre mesi che sono entrato a far parte della “Podistica Solidarietà”; ricordo ancora che era il 16 febbraio quando, su indicazione e consiglio di Valerio, chiedevo all’allora “Dottor Coccia” (oggi diventato “Caro Pino”) la possibilità di essere iscritto alla Società da lui presieduta.

Infatti a causa di un problema di tempi e di rigidi regolamenti interni la Società alla quale appartenevo non mi aveva rinnovato l’iscrizione lasciandomi nell’impossibilità di partecipare all’ormai imminente maratonina: “Roma-Ostia”.

La “Roma – Ostia” ha sempre rappresentato il mio obiettivo stagionale e per me è sempre stata una manifestazione molto particolare. E’ una gara che ho sempre condiviso con mio padre che in sella alla sua inseparabile bici da corsa mi aspettava all’incrocio con via di Malafede e mi scortava fino al lungomare, incoraggiandomi e rifocillandomi con integratori e zuccheri. Uno a fianco all’altro (quando possibile) percorrevamo la Colombo, strada della quale ne conoscevamo bene anche tutte le buche avendola percorsa decine di volte insieme anche in bicicletta.

Dopo l’arrivo mi portava, sempre ad Ostia, a casa sua dove dopo aver fatto un salutare bagno caldo e l’aver mangiato gli immancabili spaghetti alle vongole preparati con affetto da mia madre mi riaccompagnava a Roma a recuperare la mia macchina, lasciata la mattina nei pressi della partenza.

Questo è ciò che avveniva pressoché regolarmente dal 1989. Rappresentava, ormai, un avvenimento e un impegno al quale nessuno dei due voleva rinunciare.

Ma mio papà, alla fine dell’anno scorso, dopo una malattia durata dieci mesi vissuta con grande dignità e coraggio si è arreso al suo male. Potete immaginare quali pensieri e quale stato d’animo hanno preceduto e mi hanno accompagnato nella vigilia della “Roma-Ostia” di tre mesi fa.

Ricordo la solitudine di quella mattina provata avvicinandomi al Palasport. Dopo tanti anni ero e mi sentivo terribilmente solo.

Poi la partenza, il solito fiume umano e poco dopo l’inizio della salita; più mi
avvicinavo all’incrocio con via di Malafede più mi sentivo svuotato di forze, ero appesantito dai pensieri e dai ricordi. Poi ho sentito poggiarsi sulla mia spalla una mano e una voce mi ha incoraggiato. Non mi vergogno a dire che avevo gli occhi lucidi e a malapena ho visto passarmi accanto uno di voi: un “orange”.

Ignoro chi fosse ma da quel momento ho avvertito il calore e mi sono sentito circondato da atleti con canotte arancioni; da quel momento ho ripreso forza, ho ripreso a correre e poi sul lungomare ricordo gli incitamenti di Pino. Alla fine sono riuscito a tagliare il traguardo con un tempo addirittura inferiore a quello fatto registrare nell’edizione precedente!

E così dopo trenta anni che mi alleno e corro da solo per la prima volta mi sono sentito appartenente ad un gruppo e ho capito che la ”Solidarietà” ha veramente tante sfaccettature.

Ecco perché ho fatto di tutto per essere anche io presente domenica scorsa a Caracalla.

Grazie a tutti voi.
Fabio