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Roma-Ostia? Bisogna correrla e basta!
di Marziale Feudale, 01/03/2008

“Questa volta ho deciso, non la faccio più”. Questo il commento che ho sentito più frequentemente mentre, al ristoro finale, mi scolavo quasi tutto d’un fiato la bottiglia di Sali minerali.

I tantissimi partecipanti, troppi secondo alcuni, hanno fatto si che la sensazione di calca alla partenza lasciasse scontento qualcuno dei più di settemila partecipanti a questa 34-esima edizione. Amata e odiata allo stesso tempo, è una gara che riserva sempre sorprese belle o brutte. Eppure la Roma Ostia conserva quel fascino, quel qualcosa di magico che ti spinge a riprovarci ogni anno. Sono tante le mezze maratone in tutta Italia ed alcune anche molto belle, ma se questa è la più partecipata ci sarà un motivo che va al di la della popolarità e del correre con o dietro ai campioni (nel mio caso sicuramente dietro).

Tutto alla Roma – Ostia sembra speciale: il percorso rettilineo e veloce fino alla mitica rotonda, l’incubo del “biscotto” dove non si vede mai il giro di boa, lo sprint degli ultimi 97 metri che ti fanno tirare fuori un’energia che non pensavi di avere. Insomma come ho detto un sentimento di amore – odio che ti spinge a voler sentire ogni anno l’emozione di correre tutto d’un fiato dalla città verso il mare con la stessa energia con cui poi bevi avidamente al ristoro finale.

Questa gara è stata raccontata molte volte e ogni volta in modo diverso perché diverse sono le sensazioni e le sorprese da un anno all’altro. Sensazione di invecchiare e di ringiovanire allo stesso tempo. Soddisfazione immensa per averla terminata la prima volta, esaltazione per averci messo due minuti in meno, desiderio di rivincita e di riscatto con il cronometro che segna qualche minuto in più del previsto. Estremamente fredda oppure con la temperatura ideale come quella di quest’anno, che ci ha fatto trovare anche uno splendido ed invitante mare ad aspettarci.

Insomma una gara che si può descrivere come ho già fatto io altre volte: chilometro per chilometro fino agli ultimi 97 metri, oppure riportando gioie e dolori, affaticamento mentale e fisico, delusione ed esaltazione. Si potrebbe ripetere lo stesso racconto migliaia di volte, e se ognuno degli atleti partecipanti scrivesse solo due righe verrebbe fuori un’unica storia di sedicimila: un bel volumetto.

In realtà più che raccontarla questa gara bisogna solo correrla e basta. Correrla poi in “orange” è ancora meglio.

Alla prossima.

Marziale


Gara: Roma Ostia Half Marathon (24/02/2008)

SCHEDA GARA



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