Sabato 4 dicembre, primo pomeriggio, tardo autunno tedesco.

Brume sui prati e pioggerella fine. 

Campestre di 10 km a Rodgau, paese vicino a Francoforte.

Esco dall’auto per andare a ritirare il pettorale e mi domando, come spesso accade in queste occasioni, perché uno debba passare un pomeriggio a correre a zero gradi, invece di starsene tranquillo a casa a leggere un libro accanto alla stufa.

Poi mi rispondo che è la passione e mi avvio al banchino degli organizzatori.

Come al solito in questi cimenti invernali, salta subito all’occhio che i partecipanti sono solo i “duri e puri” del podismo.

Quelli che neppure la pandemia e il meteo avverso riescono a tenere a casa.

Sono convinto che buona parte di questi correrebbero anche zoppi e con la febbre.

Intanto mi trovo con quattro colleghi della BCE.

Il tempo di fare due chiacchiere e un po’ di riscaldamento e si parte.

Percorso tutto sui sentieri del bosco.

Fango e pozze.

Campestre vera, con qualche morbido saliscendi.

Non facile, faticoso, ma proprio un bel percorso.

Cerco di tenere un ritmo costante e non troppo veloce, non sapendo bene quanto fondo ho nelle gambe a questo punto della stagione.

Al chilometro tre parte anche un acquazzone che ci accompagnerà fino al traguardo.

Per fortuna sono vestito abbastanza leggero.

Chi è partito più coperto adesso si trova a correre con i vestiti inzuppati di acqua fredda.

Intanto mi associo a una signora tedesca e facciamo l’andatura a turno.

I chilometri passano veloci e si arriva in fondo senza grossi affanni. 

Risultato finale: 49’05”, non troppo male, considerato anche il terreno certo non veloce.

Appena passato il traguardo la signora mi rivela di avere … 69 anni!

Temo di aver capito male e me lo faccio ripetere.

Poi non mi resta che farle i più sentiti complimenti.

Recupero un tè caldo, la borsa e gli amici BCE e si torna a casa.

Contenti e soddisfatti, senza neanche più chiedersi perché facciamo queste cose.

Il perché lo sappiamo.

Non siamo programmati per restare in salotto.