Quella di Fiumicino è stata la mia terza mezza maratona, e come sempre mi ha donato emozioni diverse, tutte da custodire nel mio bagaglio personale.
L'ho conclusa e questo è quello che conta alla fine, conclusa nonostante il mio corpo non abbia risposto come mi aspettavo già dall'ottavo chilometro.
Lì ho pensato di concludere tutto. Sentivo di non farcela. Ero rallentata. Mi trovavo a pochi passi dal bivio che indicava le due distanze. Ero sulla scia dei dieci, avrei imboccato quella. E già pensavo che avrei rifiutato la medaglia perché non la meritavo. Non avrei finito quello che mi ero prefissata.
Poi un "angelo" che è volato in cielo da poco, il mio amico
MotoMoto, mi ha aiutata. Come faceva sempre mi ha messo la sua mano sulla mia spalla e mi ha spinta, come faceva sempre per farmi superare le mie timidezze, "per uscire dal guscio", come diceva lui.
Così mi sono sentita spingere verso il bivio dei ventuno e li l'ho sentito urlare "se po' fa!!!". Così ho continuato. Sentivo le voci dei miei amici che mi incitavano ed è stato bellissimo. Ho avuto accanto per diversi chilometri compagni silenzioso che mi hanno dato forza, anche senza proferir parola. Altri mi hanno intrattenuta e aiutata con i fartlek a concludere.
E così è stato. Insieme abbiamo concluso in 2 ore e 20'. Questo è il bello della corsa. Anche se un po' delusa con me stessa, perché non avevo avuto il controllo sul mio corpo, ero serena perché ho sentito intorno a me affetto e solidarietà.
Ho trovato nuovi amici e ancora una volta la corsa è stata maestra di vita.
Non conta la prestazione ma le emozioni. Sono quelle che ti fanno crescere e maturare, e ti fanno conoscere una nuova te.