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Filippide e la Maratona
di Maurizio Zacchi, 04/03/2011

Chissà cosa avrebbe pensato Filippide, mentre correva a perdifiato verso Atene, se qualcuno gli avesse detto che migliaia di anni dopo moltitudini di persone in tutto il mondo avrebbero corso, marciato, camminato, sudato e sofferto, ricordando più o meno inconsapevolmente quella sua folle corsa.

E chissà cosa avrebbe pensato, se qualcuno gli avesse detto che quella galoppata” di 42 chilometri, condotta ad un ritmo esagerato e in condizioni climatiche proibitive sarebbe stata la sua ultima corsa dopo anni di “onesto lavoro” al servizio dell’esercito greco e che la frase “abbiamo vinto” pronunciata appena arrivato avrebbe cambiato le sorti del conflitto tra greci e persiani, tanto da trasformarlo in un eroe.

Chissà cosa avrebbe poi pensato il nostro povero corridore, se qualcuno gli avesse detto che migliaia di anni dopo per inviare un messaggio del genere sarebbe bastato un semplice sms e che quella moltitudine di persone che continuano a riproporre il suo gesto lo fanno solo nel nome del piacere e del benessere e spesso anche della pace e della solidarietà.



Chissà quanti in quella moltitudine di persone sono a conoscenza della storia leggendaria di Filippide che avrebbe dato origine alla moderna maratona; la storia di un povero cristo che di mestiere faceva l’emerodromo, ovvero il portatore di messaggi ufficiali con il mezzo più efficiente e sicuro del tempo: la corsa podistica.

Forse in pochi sanno che pochi giorni prima di compiere quell’ultima folle corsa, Filippide era stato incaricato di portare alcuni messaggi di sollecito agli alleati spartani, i quali ritardavano la loro “discesa in campo” a fianco degli ateniesi, compiendo il tratto Atene-Sparta e ritorno, circa 500 chilometri, in appena 4 giorni.

La moderna maratona trae quindi le sue origine da questo episodio leggendario che si svolse a Maratona, una località a sud della Grecia dove si combatté una battaglia decisiva nello scontro tra Greci e Persiani. Era il 490 a.C., quasi sicuramente il 12 agosto, anche se la leggenda riporta spesso la data del 12 settembre.

Non fu una battaglia decisiva, perché la guerra tra Greci e Persiani andò avanti per lunghi anni, ma fu una battaglia importante perché diede ai Greci la forza per resistere ancora a lungo prima di essere definitivamente sopraffatti.

I Persiani erano sbarcati nella baia di Maratona in attesa che nella città di Atene si scatenasse l’auspicata rivolta. Le truppe erano molto numerose, certamente più numerose degli 11.000 soldati messi in campo dai Greci, posizionati sull’altura che dominava la baia, in attesa delle truppe spartane. I soldati Greci, intuendo che una parte dei Persiani si stavano rimbarcando, probabilmente per sostenere il decisivo assedio ad Atene, decisero di attaccare, aggredendo il nemico alla fine di un lungo tratto coperto “di corsa” (praticamente una costante).

La vittoria fu schiacciante e la notizia doveva al più presto essere comunicata a coloro che difendevano le mura ateniesi dall’assedio persiano.

Fu in quel preciso momento che si decise il futuro di Filippide e indirettamente anche il futuro del podismo moderno.




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