Un dialogo capace di abbracciare la diversità di Daniela Paciotti, 25/05/2013
Le bandiere che questa volta non indicano divisione di territori, ma condivisione di ideali. Domenica 19 Maggio, lungo un percorso pieno di significato religioso (sito dell’incontro con i giovani di Giovanni Paolo II) si è corsa una 21 km nel nome di un dialogo che spesso si dimentica di aprire: quello tra le diversità.
La corsa, resa faticosa più che veramente difficile dai molti dislivelli, si snodava attraverso le vie del Campus di Torvergata per allontanarsi , sommessamente, verso Frascati, attraverso filari di vite in strade pressocchè deserte.
Pensare alla diversità come opportunità di dialogo, mentre sei sola a camminare, marciare o correre, ti proietta verso un cielo di un azzurro un po’ più intenso, con i tanti colori delle maglie, come quelli di un arcobaleno.
Le biciclette dei tanti ciclisti rappresentano una prima diversità da considerare e da sopportare: lo sport diversamente inteso, io a piedi tu seduto, io spingo tu ti riposi, io vado veloce tu lento …
Ci penso un pochino perché anche in questo può risiedere un po’ di intolleranza verso il diverso anzi verso il “diversamente sportivo” e dopo qualche attimo di insofferenza mi ripiego su queste considerazioni personali.
Proseguo e incontro le prime pesanti salite, ma anche se sono da sola, qualcuno del secondo giro mi ha informato e le affronto preparata . Considero che nella difficoltà, aver avuto qualcuno che l’ha superata prima di te e te ne parla ti aiuta ad andare avanti.
Poi le discese o come direbbe Battisti “ardite” mi proiettano in avanti. Infatti io con il fisico robusto e gambe pesanti nelle discese divento la libellula che altri sono normalmente, tanto da recuperare i minuti preziosi, del rallentamento in salita.
Anche qui proseguo nelle mie considerazioni. Le maratone sono una metafora di vita , difficoltà, momenti di spensieratezza, grandi slanci o rallentamenti … Proseguire è sempre stranamente più facile quando non si conosce la strada, poiché fermarsi è spesso perdersi o peggio, essere lasciati soli.
I ristori sono di acqua e questo è sufficiente, tutto sommato non serve altro, forse magari considerare tutti coloro per i quali l’acqua è un bene prezioso veramente!
Incontro e supero persone che non sono lungo il percorso a fare la gara, ma soltanto ad affrontare il loro personale allenamento e ancora ciclisti (chissà se sono quelli che ho guardato con diniego all’andata ?) Alla fine vedo un orange, Adolfo Bacchetta che mi viene incontro e si accompagna al mio passo: è veramente gratificante quando un compagno di squadra, finita la sua fatica ti viene a cercare e ti sostiene in quei pesantissimi ultimi metri.
Tagliare il traguardo è sempre liberatorio, anche oggi è dietro le spalle!
Il significato di questa gara però non è soltanto nella corsa e in un traguardo tagliato, così due giorni dopo, se ne parla con professori e organizzatori, nelle aule dell’Università.
Sono stati invitati tanti rappresentanti di diverse religioni e ognuno con il suo linguaggio, abbraccia simbolicamente il “diverso” dal punto di vista religioso: solo nella diversità e nella conoscenza delle culture diverse si può crescere, l’appiattimento della globalizzazione cancella la diversità che è cultura dei popoli e cultura popolare.
Ascolto con interesse tutti gli interventi, non conosco i nomi dei relatori, tutto sommato non è importante, mentre lo è ciò che dicono e come lo dicano.
Sono colpita dalle parole di Filomeno, un ragazzo color ebano dalla profonda spiritualità,che ci rende partecipi dei riti culturali della sua gente. Un suo racconto mi colpisce moltissimo:
In tutto il mondo ci sono tanti fiumi, importantissimi per gli abitanti e i paesi che attraversa, il Gange, il Nilo, il Mississipi, Il Tevere… ognuno di loro è diverso e forse, una volta arrivato in mare o nell’oceano, incontrerà una parte o nessuna degli altri fiumi, ma esiste un luogo dove ognuno di essi si incontrerà e si fonderà: il Cielo.
In effetti sono fatti tutti della stessa materia e, evaporando si riuniranno sotto forma di nubi che, insieme ricadranno sulla terra… E’ una metafora bellissima di quello che in realtà è una diversità solo apparente .
Mi ricorda la mia grande passione per le favole e le storie dei popoli.
In ogni popolo e in ogni cultura c’è una Cenerentola, un brutto Anatroccolo, una Bella Addormentata, un animale parlante e tanti altri personaggi, la cui differenza nasce da una cultura diversa in habitat diversi e le metafore in essi non sempre facilmente riconoscibili, ma sempre riconducibili all’essere Esseri Umani!
Comprendersi significa afferrare ciò che è intuibile in ciascun Essere umano e farlo nostro.
Per questo integrazione reale è non lasciare mai soli i diversi, gli emarginati, i poveri, gli immigrati, gli anziani, i malati…tutti coloro che fanno fatica a mantenere il passo degli altri, proprio come nella corsa, gli ultimi, che forse non raggiungeranno mai i primi, ma ai quali si deve dare la possibilità di sperarlo!
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Daniela Paciotti |