Oltre la Maratona di Cristiano Ceresatto, 27/03/2014
Cristiano al km13 Sembrava un sogno proibito. La Maratona di Roma, la mia prima maratona, si era fissata nella testa da troppi mesi. Ma il fisico continuava a dirmi di no. Un percorso di avvicinamento disastroso.
Manca un mese: tendinite. Roma Ostia: mi regalo il traguardo, ma arrivano anche una settimana di influenza e una contrattura. Stop. Ripresa. Altro tendine che chiede aiuto. Non so più dov’è il dolore, fa male tutta la gamba destra.
Manca una settimana: non riesco a camminare. Crolla tutto. Resta solo la voglia di partire davanti al Campidoglio, scaricare mesi di tensione che non sa più dove trovare sfogo. Rimetto in sesto la bici, per l’ultima settimana di allenamento: di toccare le scarpe da corsa non se ne parla, è solo dolore, meglio lasciarlo a domenica.
Mancano tre giorni. Decido di partire, un tentativo contro ogni logica va fatto. Conto alla rovescia, non ce la faccio più ad aspettare, ho voglia di conoscere la realtà: sarà solo dolore che la fatica coprirà, o sarò costretto a fermarmi?
Lo start, questo start, è stata la più grande liberazione che la corsa mi abbia mai regalato. Da qui al traguardo sono solo emozioni fortissime, una guerra aperta tra le scosse che corrono lungo i tendini, sempre più fitte, e la bellezza di Roma, del pubblico, della mia piccola splendida famiglia, e della grande famiglia della Podistica che mai come oggi ho sentito vicina (grazie a tutti!!!).
Non sapevo cosa ci fosse dopo il 30° chilometro, il mio avvicinamento si era fermato lì: è stato indescrivibile scovarlo passo dopo passo, come un bambino che scopre il mondo, senza conoscerne le difficoltà. Non è stata più corsa, ma solo una sequenza indefinita di passi zoppi, che la testa ha trascinato verso una gioia infinita.
Al 40° non c’è più nulla da chiedere al fisico. Arrivo, devo arrivare, voglio arrivare, ti prego, gamba destra, non mi abbandonare ora. Fine tunnel, fine benzina, fine della capacità di sopportare il dolore, fine di un’avventura troppo bella e incredibile per trovare le parole giuste per raccontarla.
Forse non si tratta più di sport, quando si arriva a tanta sofferenza, per una corsa. Ma è una storia di cuore, di emozioni che faticano a sottostare alle tabelle. Godiamoci ogni passo di libertà che la corsa ci regala, alleniamoci sempre con il sorriso, qualche ripetuta di meno e tanta gioia di faticare: il fisico sa già quale regalo potrà riservargli il cronometro.
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Cristiano Ceresatto Gara: Maratona di Roma (23/03/2014) SCHEDA GARA |