Gli occhi di "Mario" di Maurizio Zacchi, 25/05/2012
Mario, lo chiamano così all’interno del complesso penitenziario di Rebibbia. Il suo nome è molto più complicato, tipico dei paesi del Nord Africa, ma qui lo chiamano tutti Mario. Mario è il primo atleta “interno” a raggiungere il traguardo della prova dei 4 km e il suo urlo liberatorio risuona con forza all’interno delle mura del carcere, carico al contempo di gioia e disperazione. Un urlo che fa venire i brividi.
Troviamo ancora Mario incredibilmente emozionato mentre riceve il meritato premio, lo abbraccia e lo stringe a se. Nei suoi occhi si può leggere tutto l’orgoglio di aver vinto una sfida così importante, magari dopo averne perse tante altre, a dimostrazione che la vita, ma soprattutto lo sport, ti offrono sempre un’opportunità, una possibilità di riscatto. Mi avvicino a lui, per fargli i complimenti, gli allungo una mano, lui ricambia la stretta e i suoi occhi si illuminano ancora di più, ora nei suoi occhi posso vedere il cielo, i muri sono incredibilmente scomparsi e io e lui siamo solo due sportivi che si complimentano l'uno con l’altro alla fine di una gara. La sua energia passa dalla sua mano alla mia e io mi sento più ricco di prima, contento di aver vissuto questa esperienza.
Immerso completamente in questo momento sento chiamare il mio nome, è lo speaker che mi invita a premiare il primo arrivato tra gli atleti interni nella prova di 12 km; un riconoscimento alla Podistica Solidarietà perché con la sua larga partecipazione, più di 30 atleti, ha contribuito in modo decisivo al successo di questa iniziativa. Mentre regalo questo momento di grande gioia a questo bravissimo atleta, consegnandogli la coppa, provo tutto l’orgoglio di essere un rappresentante della Podistica Solidarietà, di vestire una canotta orange.
E anche oggi motivi per essere orgogliosi di questa appartenenza ce ne sono veramente tanti. La Podistica Solidarietà e al centro di tutti i discorsi. L’elogio più grande arriva da Pino Papaluca, un’atleta che di podismo e solidarietà se ne intende veramente, un uomo che ha usato la sua passione podistica per iniziative di grande significato, soprattutto per la pace, l’integrazione, la legalità. Pino, ricordando la sua appartenenza ad una altra società (Leprotti di Villa Ada), ha voluto sottolineare la diversità della nostra società, sempre presente in tutte le iniziative a sfondo benefico e sociale. Detto da uno come lui rappresenta un vero attestato di qualità.
E poi ce quella splendida targa ritirata dalle nostre Lady Orange, che premia ancora una volta l’impegno della Podistica Solidarietà a favore di questa iniziativa. C’è la curiosità della giornalista di Repubblica, che vuole capire meglio questa cosa meravigliosa che è la Podistica Solidarietà.
E poi c’è l’orgoglio di essere compagni di squadra di Giovanni Marano, il vero promotore di questa corsa; di Elisa Tempestini, che arriva mano nella mano con un atleta interno, forse la più bella immagine di oggi. E poi vedere tante canotte orange sostenere la prova degli atleti interni, trainarli fino al traguardo. Ci sono i passaggi, di Benedetto Tirozzi, "il professore", come lo chiamano simpaticamente gli atleti interni, mentre sostengono la sua prova con scroscianti applausi, così come tra gli applausi arriva il nostro marciatore Romano, per lui 12 km prima di affrontare il passatore. Insomma immagini meravigliose, tante pennellate che vanno a comporre un quadro d’autore.
La vita spesso separa, divide, mette gli uni contro gli altri. Lo sport invece unisce, annulla le differenze, permette a tutti di realizzarsi nella propria dimensione, chi arriva primo e chi arriva ultimo. Nello sport non ci sono muri a dividere le persone. Oggi siamo certi, tanti muri sono definitivamente crollati e questa è il risultato più importante di questa speciale edizione del Vivicittà.
Bisogna ringraziare l’UISP Roma, il commissario Gianluca Di Girolami e il suo ottimo staff, perché organizzare una corsa così, con tutte le difficoltà di carattere burocratico, rappresenta uno sforzo importante e loro lo hanno assolto al meglio. Bravi e ancora grazie.
Certo, non possiamo dimenticare anche i risultati sportivi e quindi non possiamo esimerci di esaltare le prove di Fabio Nori, secondo nella prova dei 12 km, di Paolo Cristofaro, e di Elisa Tempestini, seconda donna arrivata sempre nella prova dei 12 km. Va anche sottolineato che si trattava di una prova durissima, con le insidie del terreno erboso e del caldo torrido e quindi i risultati aumentano di spessore.
Ma alla fine resta il senso di una giornata dove lo sport non è agonismo, ma è solidarietà, il terreno ideale per un podista solidale. Una storia meravigliosa questa del Vivicittà a Rebibbia, una storia che ho potuto leggere negli occhi di Mario.
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Maurizio Zacchi Gara: Vivicittà nel Carcere di Rebibbia (25/05/2012) SCHEDA GARA |