Arriva un momento particolare della stagione … un momento in cui la fatica e l’impegno aumentano …
Iniziano così i giorni degli allenamenti multipli e in questo contesto sfruttare gare impegnative è il miglior modo che si ha di mettere alla prova forza e resistenza, quale occasione migliore della
Jennesina con i suoi 8 km di salita costante, quasi inesorabile.
Arrivo alle porte di questa gara con grande spensieratezza, molto probabilmente data dalla non conoscenza del tracciato e delle pendenze racchiuse nei suoi sinuosi tornanti, in un caldo e afoso sabato pomeriggio, appuntamento sotto casa con Ombretta, partiamo alla volta di Jenne con calma e tranquillità.
Un po’ di aria condizionata ad alleviare la calura pomeridiana, la macchina che fila veloce sull’asfalto prima in autostrada e poi lungo il susseguirsi di curve tra Tiburtina e Sublacense, poi attraversato il centro di Subiaco troviamo finalmente il luogo della partenza (Monastero S. Benedetto) da qui ci inoltriamo per le curve della gara.
In alcuni casi è controproducente vedere il tracciato del percorso, soprattutto se la salita è tanta e dura (in tal caso è quasi un bene correre in piena incoscienza), ma oggi è un ottimo momento per studiare le pendenze e capire dove si potrà dare il massimo.
Arrivati a Jenne chiediamo indicazioni ad altri concorrenti per il posteggio delle auto ed una volta parcheggiato scorgiamo subito Germana ed Enrico, baci ed abbracci, poi ci cambiamo e ci dirigiamo al pulmino che farà la spola per portare alla partenza chi come noi ha deciso di lasciare la macchina all’arrivo.
Un caldo opprimente quasi ci soffoca e non vediamo l’ora che le curve finiscano e che il pulmino si fermi per farci respirare di nuovo aria fresca (si fa per dire) e rigenerante.
Dirigendoci al monastero incontriamo Domenico Bovi, che in attesa del nostro arrivo si stava preoccupando per il tempo impiegato a scendere, dopo averlo rassicurato sul ritardo causato dal pulmino andiamo a prendere i nostri pettorali ed aspettare il rito della foto di gruppo.
Oggi con noi c’è anche il nostro presidente Pino, (ha scelto una gara molto tranquilla per rientrare nel clima delle gare!)
così carichi di entusiasmo ci dirigiamo alla zona della partenza, qualche minuto di riscaldamento lungo le salite del tracciato e poi di nuovo giù ad aspettare.
Purtroppo oggi l’attesa è molto lunga vista la necessità di sgomberare la strada dalle auto, finalmente dopo tanto tribolare (e ben 26 minuti di ritardo) ci ammassiamo sotto al gonfiabile e appena la tromba suona scattiamo in direzione del primo tornante.
Quest’oggi gareggio assieme a
Claudio Fusco, cerco di partire molto tranquillo senza strafare, ma mi rendo conto ben presto che il mio ritmo è brillante e la salita non sembra scalfire le mie energie, cerco di assestare il mio passo concentrando la mia attenzione sugli appoggi e sulla respirazione.
Claudio mi segue come un’ombra e piano piano iniziamo a sfilare i concorrenti che dopo una partenza veloce iniziano a pagare un po’ lo sforzo iniziale, scorre così il primo km con un 4’56” forse un pelino veloce (prima della partenza Salvatore si era raccomandato di effettuare una partenza morigerata …).
Oramai il passo si è assestato e assieme a Claudio iniziano a macinare strada, i
l caldo è una componente importante oggi, da una sensazione di leggere oppressione addosso e affatica il nostro avanzare, si susseguono così tratti rettilinei al sole e tornanti all’ombra, poi il primo passaggio in galleria allieta con il suo clima mite il nostro umore.
I chilometri scorrono e la fatica inizia a farsi sentire, per fortuna la salita concede ogni tanto un momento per rifiatare, da qualche km ho preso come punto di riferimento Simona che agile e veloce sale con la determinazione che la contraddistingue, intanto Claudio è sempre dietro di me anche se il suo respiro è in affanno non molla un metro.
Finalmente dopo 4,5 km ecco che arriva il momento del ristoro, prendo al volo il bicchiere e lo rovescio interamente sulla mia testa, questo mi regala una temporanea sensazione di freschezza e mi da la giusta lena per continuare la mia andatura.
Piano piano ci avviciniamo a Simona che inizia a dare segni di cedimento, poi verso il sesto km dopo l’ennesimo cambio di pendenze la superiamo e proseguiamo con il nostro ritmo, Claudio è preso da un attimo di impeto e cerca di allungare il passo in un tratto meno impegnativo, conscio del successivo cambio di pendenza lo redarguisco “ndo ca … vai!” lui capisce il mio suggerimento e si riallinea, poi dopo aver iniziato la salita mi risponde “se me lo dici con affetto allora va bene!”.
Questo piccolo strappo è impegnativo ma superato questo il più è fatto,
inizia così un lungo falsopiano e l’occhio cerca di scorgere il panorama e il proseguo della strada, un grande conforto arriva dal vedere che la strada di li a poco scenderà.
Si avvicina il cartello dell’ottavo chilometro, e come ricordavo dalla ricognizione effettuata in macchina, la salita è quasi finita, allora decido di incrementare il passo e darci dentro, il nostro riferimento più vicino è Alberto Lauri, che appena inizia a spianare mette la quarta ed inizia ad allontanarsi.
Da questo momento in poi è tutta testa, la salita sparisce e lascia spazio ad un'ampia discesa che dapprima è dolce per inclinarsi inesorabilmente, il gps mi da la conferma dell’accelerazione 4’40” poi il panorama cambia ed iniziamo ad intravedere la stupenda vallata, è il momento di incrementare la velocità ma non è facile vista la fatica accumulata in salita.
Poco a poco la spinta si fa più incisiva, la falcata diventa sempre più ampia e sciolta, Claudio mi segue come un’ombra, passato il cartello del nono chilometro la discesa si fa più evidente e lascio andare le gambe ormai tutto quello che c’è in corpo bisogna spedirlo di sotto!
Sullo sfondo inizia a intravedersi lo scenario del Paese di Jenne, tutti i concorrenti aumentano la velocità, anche noi lo facciamo cercando di combattere la resistenza dei muscoli e la rigidezza dei tendini, poi finalmente la brusca virata a destra e si entra in paese, qui la pendenza ci fa scendere vertiginosamente.
Qualcuno si butta a capofitto, altri rallentano vistosamente, io cerco di spingere al massimo, a metà discesa sento arrivare un passo familiare, mi volto e intravedo la nostra TOP Paola Patta, quando mi supera di slancio la incito a gran voce, poi davanti a noi si presenta il gonfiabile e il percorso che si infila dentro le vie del borgo.
Qui la pendenza cambia di nuovo, la discesa mi da il giusto slancio per aggredire la salitella del borgo, in questo momento la concentrazione è massima ed attendo con trepidazione l’ultima curva prima del traguardo, i consigli di Salvatore sono una manna santa, preparo la curva come si deve e quando vedo Paola ,davanti a me di una decina di metri, prenderla stretta capisco che il sorpasso è possibile.
La curva è strettissima e gira quasi a 270 gradi, Paola quasi si ferma a metà per evitare di scivolare, io invece entro a tutta velocità e cerco di controllare l’uscita in stile motard, l’uscita della curva non arriva mai e io cerco di resistere all’azione della forza centrifuga, poi finalmente ecco che finisce.
Davanti a noi il traguardo, in questo momento l’adrenalina è a mille e inizio una progressione talmente decisa che mi permette di raggiungere e superare il concorrente che sta per tagliare il traguardo, un grande sprint tutto d’orgoglio.
Mi giro e cerco Claudio che dopo aver perso qualche secondo nella discesa finale non è riuscito a seguire le mie traiettorie dentro al borgo,
chiudo la gara con un 48’28” contento e sudato! Adesso è il momento di rifocillarsi con il cocomero, la crostata e i cantucci offerti dall’organizzazione, poi dopo aver preso il pacco gara ci andiamo a cambiare.
La serata prosegue tutti assieme mangiando al pasta party organizzato in paese, dove festeggiamo il compleanno di Batman con le squisite torte fatte da Cristina, finita la festa si torna a casa cercando di non fare troppo tardi, domani mi aspetta un’altra salita …
Domenica mattina, Mario puntualissimo sotto casa, carichiamo la bici in macchina e partiamo alla volta di Castel Madama, oggi abbiamo programmato una bella mattinata per le colline dietro Tivoli con l’obiettivo principale di superare le rampe pendenti della salita di Saracinesco.
Ore 8:46 siamo pronti per partire, percorriamo i primi km della via Empolitana riuscendo a godere del fresco mattutino, ben presto il nostro buon umore viene messo subito alla prova dai saliscendi che si susseguono, poi svoltando al bivio per Sambuci la strada inizia a salire anche se con pendenze non proibitive.
Il clima è sempre fresco e la presenza di poche auto ci mette di buon umore, l’asfalto non è lontanamente paragonabile a quello ricco di buche e sporcizia di Roma, giungiamo così ad un nuovo bivio, alle porte di Sambuci seguiamo le indicazioni per Saracinesco.
Dopo qualche km di curve in discesa ecco che arriviamo al bivio dove la strada sulla destra sale in maniera decisa, affrontiamo i primi metri della salita con calma e tranquillità, dopo aver superato un’improbabile posto di blocco di un cane del posto, il mix fra pendenza e sole inizia a farci sentire la fatica.
Io cerco di concentrarmi sulla cadenza e sulla pedalata, questo mi aiuta a tenere un passo costante e allontanare l’affanno ma mi distoglie da quello che sta succedendo intorno a me, mi giro e scorgo in lontananza Mario che si è staccato, la salita del resto è una questione molto personale ed è giusto affrontarla ognuno con il proprio ritmo.
Così mi ritrovo da solo a combattere con queste rampe impegnative, i chilometri scorrono lentamente e mi danno la possibilità di studiare ogni parte della salita e notare tutti i dettagli dell’asfalto e ogni tanto del panorama che mi circonda, poi volgendo lo sguardo verso l’alto mi accorgo di quanto sia lontano il paese … un incubo!
Ogni tanto la salita spiana e mi lascia respirare, poi dopo una curva riprende imperterrita, con molto impegno supero il secondo e il terzo chilometro, ma il paese sta sempre li in alto, sembra quasi prendersi gioco di me, cerco di immaginare la strada che sale e che raggiunge la sommità.
Dopo il quarto chilometro seguendo l’asfalto passo dall’altro versante dell’altura e inizio a vedere il paese che si avvicina, una bella iniezione di fiducia, ma non posso mollare perché la pendenza non molla mai, la pedalata è costante e rotonda, ma tanta tanta fatica.
Finalmente giungo al cartello posto all’uscita del paese, oramai non manca molto,seguo la lunga curva a destra e il panorama finalmente si apre sul tratto finale, tutto sotto il sole ma per fortuna con in vista le prima case, poi la strada si infila nel borgo e mi porta con un’ultima impennata all’ingresso effettivo del paese.
Alla fine della strada entro dentro la piazzetta di Saracinesco dove trovo un altro ciclista che si riposa dopo la sua scalata, mi fermo e dopo aver visto un po’ del borgo, scambio due chiacchiere con questo ragazzo, dopo qualche minuto ecco che arriva anche Mario, la salita lo ha provato parecchio, ma dopo una prima parte molto difficile ha trovato il passo giusto per arrivare in sommità.
Dopo esserci riposati, decidiamo di vedere come è la vista dalla sommità del paese, affrontiamo così una micidiale rampa che ci porta fino al belvedere.
Ammirato il panorama, salutiamo il paese e affrontiamo la ripida discesa che ci riporta verso il proseguo della nostra gita domenicale, superato il passaggio a livello svoltiamo a destra sulla tiburtina e ci dirigiamo verso Arsoli.
Dopo il lungo falsopiano della Tiburtina, al bivio di Subiaco svoltiamo a sinistra e iniziamo a salire verso Arsoli, qui la salita è meno impegnativa di quella effettuata precedentemente ma richiede sempre impegno, dopo una breve sosta sulla famosa curva del bar proseguiamo la salita e giungiamo in sommità fino al bivio per Riofreddo.
Questo è il nostro giro di boa, dopo aver ammirato il panorama ci giriamo e pedaliamo in direzione opposta, una lunga e pedalabile discesa con curve e tornanti che ci riportano sulla Tiburtina, poi un lungo falsopiano che ci riporta al bivio per Sambuci e una volta superato il passaggio a livello ci dirigiamo verso la Via Empolitana.
Dopo quasi 2h45’ di pedalata la fatica inizia a farsi sentire, così la strada che ci regala ancora salita e falso-piani impegnativi sembra non finire mai e mette a dura prova la nostra resistenza fisica e mentale, una piccola sosta all’ombra e si riparte, poi dopo altri 10 km finalmente si conclude la nostra pedalata.
Fuggiti dalla città quando ancora sonnecchiava abbiamo goduto di un panorama senza eguali e abbiamo affrontato tante salite con il fine di preparare il fisico per il grande appuntamento di fine Settembre … L’
Elbaman, dove ci aspettano 90 km di bici nel tortuoso tracciato collinare dell’Isola d’Elba.