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Con i piedi si va anche in paradiso
di Ettore Golvelli, 14/06/2016

L'azzurro di un cielo limpido e quello di un mare luccicante che si apre alla vista, il verde di una vegetazione lussureggiante che muta al variare delle esposizioni e dell'altitudine, la sommità di un promontorio, l'ansa di un Belvedere, il fondo di una grotta ombrosa. Sono queste alcune peculiarità dei territori dei Monti Lattari che, dolcemente, si protendono verso il mare formando la penisola della doppia costa: quella Sorrentina e quella Amalfitana.
Un territorio variegato in cui possiamo ancora ritrovare, intatto, lo spirito stesso della regione di cui è parte: la Campania.
Oggi siamo sulla Costiera Amalfitana e solo chi come me l'ha vista dall'alto può veramente apprezzarne la bellezza, e solo chi come me ha percorso i suoi sentieri può ben dire di averla goduta fino in fondo.
I punti di osservazione privilegiati sono diversi ma solo quella di Agerola può definirsi una delle migliori "balconate naturali" da cui affacciarsi.
Situata a meta' strada tra mare e montagna, tesoro della Costiera Amalfitana, Agerola attrae per il suo paesaggio particolare, tanto da essere paragonato a quello alpino, ricco di boschi di castagni, prati e frutteti. Il dolce clima, mitigato dalla vicinanza della costa, rende piacevole l'aria. L'abitato si estende a ferro di cavallo sul declivio dei Monti Lattari, da cui si gode una vista meravigliosa su tutta la Costiera Amalfitana.
Due belvederi regalano panorami d'incomparabile bellezza, da mozzare il fiato: il primo che abbraccia un'ampia porzione della Costiera fino ad avvistare Capri, il secondo si affaccia a strapiombo sul mare e sovrasta in linea retta la città di Amalfi ma, soprattutto, laggiù, in un fiordo incuneato tra viti e rupi, casette minuscole e il mare, incontriamo... Furore.
Il nome antico di tutta questa zona era Terra del Furore, per l'assordante frastuono che, nelle notti di tempeste, il mare e il vento producevano rimbombando contro le alti pareti del fiordo che scende quasi a picco sul mare. Il panorama che offre questo posto è disarmante, con il maestoso fiordo che avanza impavido sul mare e la cittadina tutta che sembra voler fare un tuffo in quelle acque cristalline. Le rocce a strapiombo, la vegetazione che mendica un po' di spazio nelle fessure delle pareti aride, i gruppi di case che lottano contro la ribellione del territorio, l'ammaliante suono delle onde che si infrangono sulla costa: Furore è tutto questo e anche molto di più se si presta attenzione ai suoi silenzi...
Ma veniamo ad Agerola e soprattutto alla corsa.
La collocazione geografica di questo paese e la morfologia del suo territorio fa si che l'area si presti egregiamente alle attività escursionistiche che possono essere praticate lungo i numerosi sentieri e percorsi che si inerpicano sui monti oppure digradano sulla suggestiva costiera sottostante.
Il più noto di tutti è senza dubbio "Il Sentiero degli Dei", chiamato così per la sua bellezza e per una leggenda, che conduce alla scoperta di alcuni dei più bei scorci paesaggistici dei Monti Lattari.
Già il nome, di per se, richiama alla mente i paesaggi mitologici dell'Olimpo greco e, francamente, nessun altro nome avrebbe potuto descrivere lo stupefacente spettacolo naturale che caratterizza questo sentiero montano dove è possibile ammirare uno dei paesaggi più suggestivi del mondo: una vista impareggiabile che spazia dal Cilento fino all'isola di Capri.
Eppure questo sentiero non è altro che un percorso da secoli utilizzato dalle popolazioni locali come via di comunicazione, un tracciato battuto da contadini con i loro muli carichi di attrezzature agricole e prodotti della terra.
Finalmente si parte e da Bomerano, frazione di Agerola, si sale subito per il Sentiero degli Dei "Alto", tra case e coltivi terrazzati, su di una mulattiera che ci porta fino alla cresta di Monte Tre Colli, stupendamente affiancata alla costa.
In vetta si è ampiamente ripagati dall'incantevole vista a 360 gradi sul Golfo di Salerno, la Penisola Sorrentina, Capri, la Conca di Agerola e le alte cime dei Monti Lattari.
È una visione ubriacante da...sorseggiare lentamente.
La costa offre squarci di paesaggi incontaminati con tutto il fascino intenso delle forze della natura. Le pareti rocciose precipitano nelle onde creando altissimi muraglioni, ruvidi di spuntoni aguzzi di pietra viva e forati da mille piccole grotte e anfratti.
Selvaggio e possente è lo scenario di rocce e mare. E il mare...questa enorme massa liquida che si domina come da una balconata, perché il riflesso del mare e delle rocce e la purezza dell'aria favoriscono una luce intensa che pervade ogni cosa e ti acceca per la sua bellezza.
Adesso, oltrepassando il punto di arrivo in cresta, ci si dirige verso Nord, lungo un sentiero sommitale. Si oltrepassa Monte Calavrice e poi, dopo una leggera discesa, si giunge alla Sella di Capo Muro, oltre la quale s'innalza la piramidale mole di Monte S. Angelo dei Tre Pizzi, la montagna più alta della zona.
Adesso si scende verso il Casino del Paipo sul sentiero che fiancheggia l'inconfondibile "fungo di roccia" di Capo Muro.
Incrocio un contadino che, con il suo mulo carico di frutta, torna dal suo minuscolo orto faticosamente strappato alla pendenza del versante.
Mi fermo per bere dalla borraccia e mi guardo intorno. Mi rendo conto che mi trovo davanti a uno dei panorami più disparati della Costiera: da una parte una vegetazione fatta di pochi arbusti ed erba alla macchia mediterranea vera e propria; dall'altra parte dirupi scoscesi in pietra calcarea a picco sul mare e terrazzamenti che contraddistinguono il paesaggio e il vivere della costa. In mare, invece, azzurri come le acque cristalline nelle quali si specchiano, gli scogli delle sirene (Arcipelago de Li Galli), o le sirene stesse se volete, che, umiliate da Ulisse, si lasciarono morire dando origine ai tre scogli. Eh si! Si trasformarono in roccia perché la loro maledizione era di morire se qualcuno non avesse subito il loro fascino.
Guardando verso Sud...ecco Amalfi...abbarbicata al fianco della montagna prospiciente il mare, ricca di case bianche con tetti piatti alla maniera orientale. Un pino solitario leva nell'aria azzurra il suo verde ombrello mentre sulla cresta l'antico castello col muro di cinta fa da ricovero alle poche nuvole fuggenti.
Spingendo lo sguardo oltre, a Nord, colpiscono subito i faraglioni di Capri, Punta Penna. Ogni minuto è buono per guardare il favoloso scenario che si ha davanti e le panche di legno che s'incontrano ogni tanto sembrano essere state messe li apposta per questo.
È bello correre sul "Sentiero degli Dei" in questa bella giornata di primavera quando, tra corbezzoli, eriche ed ontani, è possibile scorgere in lontananza la sagoma del falco pellegrino.
La corsa continua e si comincia finalmente a scendere.
Dopo aver superato un vallone e la casa forestale, una staccionata di legno ci accompagna fino ad una lunghissima discesa che ci porterà alla frazione romantica di Nocelle.
Ma prima di arrivare al mare mi si para davanti, in alto, come lievitata dal nulla, una mirabile roccia forata in tutta la sua impressionante e suggestiva bellezza: Montepertuso.
Estremo rifugio delle scorrerie saracene il toponimo di questo borgo deriva dal nome "Pertuso", il bizzarro foro nella roccia che fece la Madonna con un dito, allorquando scaccio' Satana da quei luoghi. A maggio i raggi del sole l'attraversano, ma i vecchi positanesi giurano che anche la luna lo fa...ma solo certe notti.
L'aria adesso odora di pino e salmastro...il mare è vicino. Il mormorio della risacca sale dal mare, attenuando lo stridio di gabbiani stanchi. Sotto, dalla stradina, rumori di prodotti umani (clacson di auto) filtrano attraverso le foglie della pineta ed echeggiano molesti tra le rocce.
Di colpo, selvaggio e possente, riappare lo scenario di rocce e mare. Incorniciato tra selvagge rupi che precipitano a mare, un arco naturale s'innalza verso il cielo in maestosa solitudine, tra ciuffi di mirto e macchie di ginestre, incastrate tra le rocce: uno scenario preistorico, stupendo, dimenticato dal tempo e, fortunatamente, risparmiato dall'uomo.
Sotto l'opera paziente della natura, col flusso e riflusso delle onde, ha creato, scavando nella ruvidezza della roccia calcarea, una grotta, dove l'acqua si insinua, e una bellissima spiaggia che, se fosse non così intenso il colore del mare, meno tagliente il contorno degli scogli e più diluito l'amaranto delle bouganville... che delicato acquarello inglese sarebbe.
E si arriva a Nocelle.
Ad accogliermi c'è una piccola edicola votiva e stradine strette percorribili solo a piedi. Ogni tanto uno scampanellio anticipa l'arrivo di asini che, tramite basto, trasportano materiale di ogni sorta, come se il tempo si fosse fermato. Le strade a Nocelle sono tortuose e strette: separano antiche case che sembrano unite da archi leggeri in un unica costruzione.
Adesso un viale alberato di oleandri, tra chiazze purpuree di bouganville, emana nell'aria un profumo intenso di gelsomino e, nel contempo, aspro di gerani. Una statua di un santo pare voglia amorevolmente invitare ad una sosta contemplativa. Quasi, quasi...
Lasciata Nocelle si comincia a salire lungo il Sentiero degli Dei "basso", che partendo quasi dal mare mi riporterà di nuovo a Bomerano.
Adesso la natura selvaggia degrada, a tratti, in un dolce pendio, ricoprendosi di vegetazione che sfuma nel mare, creando deliziose spiaggette fiancheggiate dal mare. Più sopra domina un possente gruppo scultoreo, scavato dai venti, con strapiombi ciclopici che si specchiano nell'intenso azzurro.
La leggenda narra che in ere remote numerosi templi si adagiavano su queste alture, quando gli Dei accorsero invano Ulisse ammaliato dal canto delle sirene.
Io invece penso che Ulisse, reduce dai successi troiani, costeggiando la costiera, pensò bene a farsi legare all'albero della nave per evitare la tentazione di un interminabile Week End sulla bellissima costa. Per due motivi: per evitare di incontrare i noiosi e capricciosi Dei che tifavano per lui e le giovani e affascinanti fanciulle locali, sicuramente oggetto delle attenzioni dei suoi marinai. La furbizia, la saggezza ma soprattutto l'amore per la famiglia lontana portano a scegliere anche...queste privazioni.
Si continua a salire tra centinaia di turisti che scendono lungo l'affascinante sentiero.
Superata una torre appare la spiaggia di Positano.
Il colpo d'occhio è magnifico: una cascata di case bianche, di archi, di cupole, di logge incorniciate da bouganville e...la cupola della chiesa di Santa Maria Assunta. Bellissima: quando vi capita di scoprirla, l'impulso è di tenerla segreta, solo per voi.
Bianchi calcinosi si alternano a tinte pastello. Spesse pareti imbiancate di calce o tinteggiate di freschi colori, rosa o azzurri tenui, gialli solari e terminano quasi tutti in terrazzi a cupola semisferica, punteggiati di camini dai profili tondeggianti. Stradine buie squarciate a tratti da violenti...colpi di sole. Scale esterne, soleggiati balconi, cortili in vista e un labirinto di vicoletti che, o si perdono tra stretti campi e vigneti, o si aprono in un imprevisto e sempre sorprendente panorama.
Le sue case si arrampicano su di un pendio talmente ripido da sembrare una scogliera. L'acqua della piccola baia ricurva, di un blu e verde incredibile, lambisce dolcemente una spiaggia di piccoli ciottoli.
Positano è un posto stupefacente, da sogno, che non vi sembra vero e..colpisce profondamente.
Si continua a salire...
Dopo una breve sosta presso una foce di acqua potabile riprendo la corsa con il mare che mi tiene dolcemente compagnia sulla mia destra e ruderi che adornano la scenografia di questo bellissimo quadro vedutista.
Arrivo alla Grotta del Biscotto, riconoscibile per la particolare conformazione geologica della roccia di origine calcarea, dalla quale prende il nome, e per la presenza di case rupestri incastrate nella grotta di origine secolare.
Proprio alla fine di questo colle si estende la vallata che scende finalmente a Bomerano, il traguardo finale.

E al termine di una corsa come questa che vien subito da pensare che la Costiera Amalfitana è nota a tutti per la sua splendida costa e il suo meraviglioso mare, ma forse pochi sanno che al di la di quel blu s'innalza una ben più ricca bellezza, fatta di miti, leggende, cultura e biodiversità...e sembra quasi di sentirsi in debito con la natura e con la storia.


Gara: Amalfi Positano Trail (29/05/2016)

SCHEDA GARA



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