Un luogo speciale di Ettore Golvelli, 04/04/2014
Il circolo del podismo solidale oggi si sposta sul Lago di Vico, uno dei grandi laghi vulcanici del Lazio, forse quello più interessante per le sue origini, la sua storia, e forse per le bellezze che riesce ancora a nascondere al turismo invasivo della Capitale.
L'intero Alto Lazio è terra vulcanica ma nessuno dei vulcani oggi spenti del Lazio, mostra con chiarezza le sue origini come il Lago di Vico.
Anche se definito un lago vulcanico esso non è contenuto nella bocca di un vulcano ma bensì dallo sprofondamento del terreno. Infatti l'attività eruttiva dell'era geologica si svuotò il bacino del deposito sotterraneo di magma e i terreni sovrastanti sprofondarono e crearono una depressione che poi si riempi di tantissima acqua e formò il lago.
E come tutti i luoghi dal passato illustre anche il Lago di Vico ha la sua bella leggenda. Cicerone e Strabone infatti raccontano che Ercole passando tra queste parti volle mettere alla prova la forza degli abitanti locali: conficco' nel terreno la sua clava e sfidò i presenti ad estrarla. Naturalmente nessuno ci riuscì ed il Dio, fiero della sua forza, la divelse con uno strattone e, dalla voragine, scaturì una sorgente d'acqua che formò il lago.
Eh si ragazzi, veramente un luogo speciale, anche se oggi, con la giornata uggiosa che ci siamo beccati, lo spettacolo non sembra così speciale perché la pioggia insistente della mattinata e i nuvoloni neri che dal Tirreno minacciavano le belle alture del Cimino e non promettono niente di buono. L'uggia che ti penetra nelle ossa oggi ha un forte odore misto di cerro e quercia ed il colore dei boschi circostanti il Cimino assomigliano parecchio alla grigia nebbiolina che sale in modo naturale dalle campagne della Tuscia.
Questa pioggia mi ricorda tantissimo la canzone di Lucio Battisti quando cantava "ma che colore ha una giornata uggiosa" ed anche "sogno di abbracciare un amico vero, gente giusta che non voglia vendicarsi nei suoi momenti più amari". Ed aveva perfettamente ragione perché il momento più bello della giornata è stato ritrovare persone con cui hai condiviso i sacrifici e le sofferenze di tante corse podistiche, gente con cui confronti i tuoi risultati e le tue sensazioni, amici a cui confidi le tue sconfitte e le tue debolezze, ma soprattutto gente giusta che rifiuta i facili risultati se non sono frutto di duri e sacrificanti allenamenti.
Ecco, questa è la sensazione che provo ogni volta che rivedo gli amici della Podistica Solidarietà: pacche sulle spalle, battute, i sorrisi di Marco Capano che non vedevo da un sacco di tempo, la dolcezza ed il solare sorriso di Maria Bianchetti quando parla di corse, il sorriso del suo "Braf", la voce aspra e tonante di Elio, la gioia di esserci di Tommaso "Diesel" Iorio, le battute di Daniele "Mercedes" Peiffer. Peccato per il quartetto "ruota bucata" che sicuramente avrebbe vivacizzato ancora di più la banda del "perizoma tigrato" (a me la erre esce ancora bene). Peccato per Mister ZAC, lo avrei visto volentieri.
Ma veniamo alla corsa.
Piove ed il problema che affligge me ed il mio "compagno di merenda" e' sempre lo stesso: come ci vestiamo? Prevale sempre la saggezza dell'uomo con la barba bianca e si parte imbacuccati insieme a circa 200 podisti che partono sempre per l'ennesima sfida contro se stessi e gli altri.
Già si sale e la nebbiolina che sale dal fogliame bagnato rende un po' spettrale il panorama ma il bosco è aperto ed arioso, per cui nessun senso di claustrofobia, ma molto fitto, per cui non c'è nessun punto dove avere una vista panoramica, neppure una volta arrivati in cima.
Nel bosco di Monte Fogliano, tra i 600 e gli 850 m., troviamo il castagno che, mescolato al cerro, forma una vasta cintura verde(non oggi) rivestendo il terreno di natura vulcanica.
Si attraversa un bosco di piante secolari lungo un sentiero che che porta in cima ad un altura e, totalmente avvolto da altissimi faggi, possiamo notare un sottobosco ricco di piante cespugliose come agrifogli e pungitopi, carpini, ornelli, aceri, nespoli, erica e felci.
È una vera esplosione di piante e per questo Monte Fogliano è un intatta e preziosa isola ecologica, isola di verde e d'aria salubre.
Sul Monte Fogliano, tra funghi e vecchi tronchi, regna una pace ed un silenzio incredibile e tra gli enormi massi di peperino un ricco signore senese volle lasciare tutti i suoi beni e rifugiarsi in questo posto di pace e silenzio. Si chiamava Girolamo Gabrielli e ci rimase un bel po' conducendo una vista ascetica fatta di preghiere e meditazioni. Si nutriva di funghi e di bacche del posto mentre per bere utilizzava un ruscello che stava a pochi passi dalla dimora. Vi rimase finché dei briganti non lo derubarono e lo riempirono di botte. Poco durò la sua pace perché i briganti (Lanzichenecchi inviati da Carlo V contro il Papà Clemente VII per il sacco di Roma) lo lasciarono mezzo morto e lo convinsero a ritornare a Siena.
E questo e l'eremo di S. Girolamo, un piccolo complesso interamente scavato in un ammasso roccioso di origine vulcanica che emerge dal terreno della faggeta, fittamente lavorato nel tempo per creare ambienti, ripari, sedili, piattaforma e passaggi.
Si continua a correre e finalmente il bosco si apre e si possono ammirare due splendidi paesaggi. Il primo è la cima di Monte Venere, l'ultimo cono che testimonia una lunga attività vulcanica e si dice che anticamente, prima che il livello del lago venisse abbassato dall'uomo, Monte Venere era un isola totalmente circondata dall'acqua.
Il secondo è il lago dove, sulle sue rive, tra i fittissimi canneti, vive un avifauna eccezionale. Tra le specie nidificanti tutto l'anno, meritano essere ricordati il gheppio, la poiana, il falco di palude, la folaga, il germano reale, il falco pellegrino ed il lunario. Nella stagione di passo il lago diventa un luogo di sosta per numerosissime specie di anatidi e l'airone cenerino, la gazzetta e la cicogna. Nelle acque del lago, oltre lucci, persici e anguille, vive la rara testugine d'acqua dolce.
Per tutti questi motivi il Lago di Vico è stato dichiarato Riserva Naturale della Regione Lazio.
Si continua a correre e si incontra prima il Convento di S.Angelo di Monte Fogliano, fondato dai Benedettini ed adesso tenuto dai padri Passionisti. È anche famoso perché c'è una lapide che testimonia che il grande tenore Beniamino Gigli era solito trascorre lunghi periodi di riposo. E poi una serie di grandi sassi dove spicca in modo particolare " il Sasso Menicante" un enorme masso eruttato dal vulcano Cimino. Questo "sassolino" lungo otto metri per sette, pesa circa 500 tonnellate ma la curiosità è che questo sasso andò a cadere su di un altro sasso, seminterrato, ed è possibile smuoverlo facendo leva con un semplice bastone di legno alla sua base. Anche Plinio il Vecchio lo cita nei suoi testi.
Finalmente si arriva al traguardo dove la simpatica Serena Latini ci accoglie con le sue battute vivaci che ci fanno sorridere e dimenticare in parte le fatiche di una bella corsa.
I visitatori e gli atleti non rimarrebbero delusi se si fermassero ad assaggiare un po' di gastronomia locale fatta di dolci, carne suina e pasta fatta in casa.
Non mi rimane altro che augurarvi buon appetito e rivederci alla prossima trail.
Ciao a tutti e..... buoni chilometri agli atleti.
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Ettore Golvelli Gara: Trail del Monte Fogliano (02/02/2014) SCHEDA GARA |