Dove osano le aquile di Ettore Golvelli, 30/07/2013
"Bella, bella, bella, bella" mai cosi azzeccata la frase di Amanda Sandrelli nel film di Troisi "Non ci resta che piangere" per definire una tra le più belle Ecotrail che si percorre sulle splendide montagne dell'Abruzzo.
Sto parlando dell'Ecotrail delle Rocche ospitata dal comune più alto dell'Appennino: Rocca di Cambio. Ed è qui che la banda Golvelli si è recata di buon'ora per affrontare l'ennesima scalata di una delle più belle montagne dell'Abruzzo: Monte Cagno. Con lo spirito avventuristiche e delle novità che ci contraddistingue dagli altri decidiamo di provare una nuova strada per arrivare a Rocca di Cambio e cioè da Campo Felice.
La fortuna aiuta gli audaci ed infatti abbiamo scoperto una comoda galleria ancora in fase di ultimazione che ci ha portato direttamente sulla piazza della partenza. Ma prima della galleria mi sono goduto lo splendido panorama di Campo Felice, uno meraviglioso connubio di pianura, montagna e cielo, rovinato solo dallo scempio dell'uomo sui boschi circostanti per creare nuove piste da sci.
Con mio fratello Giovanni scherzavo dicendo che se in corsa di solito arriviamo ultimi ma alla partenza siamo quasi sempre i primi ad arrivare. Invece la prima sorpresa. Abbiamo trovato un podista con la moglie che era li già da tempo. Gli ho chiesto scherzando se per caso avessero dormito li, in macchina: lui con un bel sorriso mi ha detto di no ma è arrivato prima perché una bella scossa di terremoto alle 3.30 di notte li ha buttati giù dal letto. Erano marchigiani e comunque il terremoto che li ha svegliati prima del tempo non gli ha tolto la voglia di essere, anche loro, sul nastro di partenza a Rocca di Cambio.
Si parte e dopo una breve e ripida salita si passa in un boschetto e poi subito sulla ripida salita che ci porterà fino alla cima di Monte Cagno a 2153 metri. Il percorso è una vera Via Crucis, per la fatica della salita e.....per tutte le croci che si incontrano sul percorso; alla fine della corsa ne ho contate otto.
Man mano che si sale, guardando lo splendido panorama, mi rendo conto del perché l'Abruzzo è ancora la culla di una antica civiltà contadina; è una delle poche regioni italiane che abbia mantenuto pressoché intatta nel tempo l'anima del passato. Ciò è dovuto principalmente ai suoi monti, i più alti e aspri dell'Appennino, che si ergono come saldi baluardi a chiusura di valli profonde. Al severo e tipico del Gran Sasso e della Maiella, che si intravede appena, si allineano il Sirente, il Velìno, la Magnola, la Serra di Celano, e giù la Città dell'Aquila con tutti i suoi paesi circostanti affogati nel verde accecante della mattina.
In cima un altra splendida sorpresa: uno stormo di grandi rapaci volano a distanza ravvicinata al serpentone di podisti che si era creato sulla salita del monte Cagno. Chi le chiama aquile americane per via della testa bianca, chi falchi dell'Appennino. Invece no: sono grifoni, sgraziati predatori che si nutrono di carogne di animali e ...agnellini indifesi. In Italia la specie e' quasi estinta tranne in Sardegna. In alcune regioni (Sicilia ed Abruzzo) il grifone è stato reintrodotto solo all'interno di parchi particolarmente selvaggi dove la mano dell'uomo non ha ancora fatto danni. In Abruzzo, sul Monte Velìno sono stati liberati 80 esemplari e grazie alla riproduzione ed all'asprezza montana del parco questo sfortunato rapace si sta ripopolando.
Il Gran Sasso ed il Parco del Velìno-Sirente e' diventato il loro regno naturale ma spesso, essendo il grifone un uccello molto curioso, danno la possibilità di essere ammirati numerosi nei loro classici voli di ricognizione. Ed è esattamente quello che è capitato a noi. Io ne ho contati 12 ma credo che ne erano di più. Buon volo anche a voi, sfortunate creatura che volate liberi nei splendidi cieli dell'Abruzzo (sfortunati perché da secoli i pastori li hanno avvelenati con esche perché predavano gli agnelli dal gregge).
Dopo questo piacevole intermezzo si raggiunge la cima di Monte Cagno e dopo aver scollinato anche su monte Ocre comincia la discesa attraverso verdi prati e piacevoli valloni fino Sette Acque, dove pascolano pecore e mucche e poi a Forca Miccia, splendido bosco appenninico che delimita la parte montana dall'abitato di Rocca dove si arriva stanchi ma felici.
Una splendida corsa dove sicuramente ritorneremo l'anno prossimo.
Buoni chilometri a tutti.
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Ettore Golvelli Gara: Eco Trail dell'Altipiano delle Rocche (Crit. Trail) (21/07/2013) SCHEDA GARA |