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Alé podisti, facciamo canestro nei cesti giusti!
di Marco Cerisola, 02/10/2013

La bellissima famiglia Cerisola, un esempio da imitare!

La bellissima famiglia Cerisola, un esempio da imitare!

Domenica 29 settembre,

abbiamo trascorso una splendida giornata insieme al Trofeo Podistica Solidarietà e alla Corsa degli Arancini, graziati dal meteo ma con una tristissima nota stonata su cui mi permetterei di riflettere.

Siamo abituati a gareggiare, a fare tanta fatica sognando un traguardo e forse un premio in denaro che giustamente non terremo per noi ma andrà in Solidarietà ad altri. E, per gli altri, molti si sacrificano nell’organizzazione, dietro ai tavoli o nell’ombra, non potendo correre e quindi non ricevendo nemmeno il benessere fisico o un applauso. Questa è la “Podistica Solidarietà” e ne siamo meritatamente fieri.

Come siamo disponibili per gli altri, come stiamo attenti a non inciampare nella corsa e a non far cadere gli altri,

è necessaria anche molta attenzione a come smaltiamo i nostri rifiuti.

Perché gli altri sono pure i nostri colleghi e amici che abitano vicino alle discariche, luoghi in cui si butta ciò che invece potrebbe essere riutilizzato o riciclato. Una miniera di preziose materie prime diventate, per pigrizia o peggio, scarti puzzolenti e disgustosi sotto le finestre di chi per sfortuna ci abita vicino (oggi loro, domani forse noi), rovinando la salute e deprezzando le case.

Si può essere appannati dal sudore, distratti o in preda ai crampi e impossibilitati a camminare per ulteriori venti metri sino al cassonetto giusto, ma non si può gettare alla rinfusa tutte le varie tipologie di scarto in un unico contenitore!

Domenica, dopo le gare, dentro ai bidoni (sui quali il Centro sportivo aveva posto cartelli - molto visibili – esplicativi su cosa dovevano ricevere) c'era di tutto: forse il primo conferente ha sbagliato per una svista, ma è stato imitato pedissequamente da troppi altri con la scusa che, ormai, non c'era più motivo per differenziare.

Possiamo pensare alle due isole sorte nell’oceano Indiano, ciascuna vasta come la Francia, composte da scarti di plastica trasportati lì dal prodigioso dipanarsi delle correnti marine. Possiamo pensare alla necessità di depredare la nostra povera terra per ricavare altre materie prime, atte a produrre ennesimi oggetti da gettare poi da qualche parte (un domani forse vicino a casa tua).

Gli altri siamo noi, serve a noi fare lo sforzo di differenziare ciò che smaltiamo: il futuro è già oggi e dipende da noi, dai nostri passi. Non delegheremo ad altri: in molti rifugi alpini non c’è più chi svuota i cestini e porta a valle la “monnezza” altrui, perché i secchi sono stati tolti e ogni escursionista si riporta a casa i suoi scarti. Infatti anche domenica al Centro sportivo, la famiglia Cerisola – vista la deprimente situazione dei bidoni specifici, riempiti purtroppo in modo indifferenziato - i suoi rifiuti se li è messi nello zaino e portati via.

I miei figli sono entrati nello splendido Centro sportivo, ansiosi di correre e gioire con il festoso popolo orange, orgogliosi di vedere da vicino molti esperti di economia e finanza. Uscendo dal circolo, avevano lo sguardo deluso: “Papà, perché non sanno leggere i cartelli posti sopra ai bidoni? Perché non sanno differenziare?” Più di un declassamento del rating di Standard & Poor's, questa è una bocciatura che brucia ed esige un cambio di rotta da ciascuno di noi.

Marco Cerisola





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