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A Madrid!
di Andrea Stern, 26/11/2021

Così è iniziato tutto, alzando 5 boccali pieni di birra capaci di sigillare un patto duro e inviolabile, acciaio.


Tra quei colpi sordi di bicchieri dal vetro spesso, tra quelle gocce di schiuma bianca che scivolano veloci tra le dita e il colpo di pistola dello start della
Mezza Maratona di Madrid
è successo di tutto!

Il covid, il lock down, la quarantena, la cancellazione dei voli e di tutte le manifestazioni, siamo diventati improvvisamente prigionieri in casa, il mondo, la nostra vita, è stata travolta da una pandemia capace di mettere a nudo tutte le nostre debolezze, eppure, tutto questo, non è riuscito a cancellare quel brindisi un po’ scalcinato di una sera qualsiasi, in un pub qualsiasi, con una birra qualsiasi, fatto da cinque amici che qualsiasi non sono.

E’ solo questa la differenza, e non è cosa da poco.

Partiamo allora con la presentazione dei protagonisti;
primo fra tutti, e non poteva essere altrimenti, il capitano del gruppo, l’uomo da seguire, la nostra stella polare, il guru del running, Lui … “Un capitano! C’è solo un capitano! Un capitanooo, c’è solo un capitano!” Allora come allo stadio, forza braccia in avanti, dita distese che vibrano, ooooooohhhhh “IL CAPITANO!” ooooooooooohhhhhhhhh
“Claudioooo!” OOOOOHHHHH “Panciiii!!”,
e a questo punto scatta la Ola, in piedi, braccia alzate, forza!

Claudio non solo è il fondatore del gruppo, non è solo l’uomo capace di pensare una strategia di gara, strategia Panci, appunto, in grado di motivare ogni competizione, parti a cannone e se schiatti schiatti, se non ci provi non ci riuscirai mai, solo un genio poteva pensare una così raffinata condotta di corsa,
ma è anche colui che è riuscito, e mi piace usare il passato, a sconfiggere un avversario molto più forte e più cattivo di qualsiasi concorrente possiamo incontrare, lui ce l’ha fatta, lui è la personificazione della tenacia, non molla mai, in gara lo senti ansimare, pensi che da un momento all’altro ci rimanga secco e invece è sempre lì, lì davanti ovviamente.

Poi c’è Gio-diBi, si esattamente, si legge così, non fatevi ingannare dal nome però, non è eaux de toilette pour homme by Gio-diBi, Gio è tostissimo! Il signore delle discese, in salita ‘ce se abbiocca un pochino’ ma quando la pendenza cambia lui cerca traiettorie libere e vola giù come nessun altro sa fare.

Essendo, come dire, il più agé del gruppo, ha sviluppato una strategia di compensazione capace di mettere in relazione anni, chilometri e tempo, con la quale, durante le gare, si può anche fermare a farsi uno spaghettino alle vongole e una boccia di vermentino, arriverebbe comunque primo.

Scherzi a parte, Gio, è tutto muscoli, ha una velocità di passi impressionante, ormai se ne ha certezza, il Boss, Bruce Springsteen, si è ispirato a lui nello scrivere l’album “Born to run”.

Segue la banda degli Andrei.

Primo fra tutti il nostro uomo di punta, Andrea N, lui è la leggerezza, si narra che qualcuno l’ha visto correre a 20-30 cm dal suolo.

Andrea è eleganza e mancanza assoluta di sforzo.

Esattamente così, io sudo, impreco, sputo, mi bagno con la l’acqua, lui no, lui è perfetto sempre, lui non ha mai il fiatone e, sempre si narra, che da giovane fosse nero come il carbone, alto 192 cm, pesasse poco più di 70 kg e partisse con gli extraterrestri del primo gruppo, quelli da 1 a 100, poi con gli anni si è sbiancato ma dentro gli è rimasta la velocità e quel rapporto tutto suo con la gravità che appesantisce ogni passo, degli altri, ovviamente.

Quindi c’è Andrea C detto il Coc, anche qui avete letto bene, non coach ma Coc, in una sorta di acronimo del cognome.

Il Coc è l’inventore della tattica Coc: magna, beve, fuma e … poi in gara fai il tempone! Un fenomeno! Mi raccomando non provate ad emularlo, non ci riuscirete mai! Unica regola non ci sono regole per lui. E’ capace a fare 20 Km e 900 metri a 4 min/Km e fermarsi a 200 metri dall’arrivo dicendo solo, “Basta sono stanco”.

Questo è il Coc.

Infine ci sono io, Andrea S, grandissimo arrancatore, come arranco io nessuno è capace! Un tempo, tanti e tanti anni fa, avevo con il capitano, il record sulla mezza, poi, però, qualcuno l’ha polverizzato! Comunque ci sono, alla fine arrivo anch’io… con qualche minuto in più, però arrivo.

Ogni anno decidiamo di fare una mezza maratona in qualche città europea, così è capitata Madrid, senza una ragione precisa, con il senno di poi, sarebbe anche solo bastato dare un’occhiata al percorso, avremmo fatto meglio a scegliere qualcosa di meno faticoso, ma ormai era tardi.

Correva l’anno 2019 quando abbiamo preso la decisione, nel 2020 si è fermato il mondo, e nel 2021, precisamente il 14 novembre 2021, sotto un cielo azzurro e con la temperatura perfetta di 10 gradi, abbiamo calcato, finalmente, l’asfalto della capitale spagnola.

A questo punto prendete 5 amici, 5 persone che, chi più chi meno, hanno superato il mezzo secolo, 5 maschi, 5 individui che hanno mollato, per 2 giorni, famiglia e lavoro, unite tutto insieme e shakerate con cura perché la miscela è altamente esplosiva!



Non voglio soffermarmi sul livello di stupidità raggiunto, né sulle battute goliardiche, né tantomeno sul linguaggio, diciamo… , disinvolto, immaginatelo, anzi non fatelo, è meglio, voglio solo ricordare le parole del Capitano durante il nostro primo pranzo spagnolo, per il Capitano era la sua prima trasferta, e lui tranquillamente, tra una risata e l’altra, tra crocchette fritte, maiale fritto e funghi fritti, tipico pasto degli atleti, ha detto con tranquillità, “Sono 5 anni che aspetto questo momento”.

Le parole hanno il potere di galleggiare anche nell’aria intrisa di olio e miasmi di cucina, il messaggio non è arrivato subito, ma è arrivato.

Così abbiamo brindato ancora alla nostra gara, all’amicizia, a Madrid, ma dentro di noi avremmo voluto dire: “E’ per te Claudio!”

E’ per il tuo modo di essere allegro, per la leggerezza con cui affronti le difficoltà, per quel tuo essere straordinariamente e meravigliosamente forte, è per te Claudio, ti vogliamo bene!

E’ strano, gli uomini, intesi come genere maschile, raramente riescono a esprimere i sentimenti in maniera esplicita, ci vergogniamo, non si sa di cosa esattamente, e quel ti vogliamo bene ci è rimasto dentro, ma aveva l’esatto valore letterale che ha, vogliamo il tuo bene, davvero, e adesso, bando alle ciance, vamos!

Mattina di domenica 14 novembre, sveglia alle 6.30 AM, colazione da campioni con una sapiente miscela di carboidrati proteine, una brocca di caffè e si va.

L’atmosfera della partenza è quella meravigliosa che conosciamo bene, fa freddo ma non lo sentiamo.

Elettricità che scorre sulla pelle, sensazioni uguali e sempre diverse, e poi la certezza che le persone che ti stanno accanto, che come te si cospargono di canfora e cercano di riscaldare i muscoli, non sono i tuoi avversari, non mi riferisco solo ai miei amici, ma a tutte le 20.000 persone in calzoncini e maglietta che popolano le strade di Madrid quella mattina, ma i tuoi compagni di gara, sei sicuro, ancora prima di partire, che se rallenti troppo, se cammini, se hai un problema, qualcuno si fermerà a dirti “Toto bien! Animo! Animo! Vamos!” il bello del running è proprio questo.

Dopo l’immancabile fila per fare pipì, ci ‘ingabbiamo’ nelle griglie di partenza, tutti insieme, almeno alla partenza si va tutti insieme.

La musica forte ci da la carica, stringiamo forte i pugni, 5 cretini che si urlano in faccia “FORZA!”, poi mani al centro “Hip hip urrà!” si strilla insieme, qualcuno si unisce al coro.

L’atmosfera è carica, le famose endorfine sono diventate un fiume in piena.

10, i primi gruppi sono già andati,
9 ci si avvicina allo start,
8 camminiamo,
7 leggera corsetta,
6 mano sull’orologio per far partire il GPS,
5 respiriamo forte,
4 daje che ci siamo,
3 l’arco dello start è a pochi metri davanti a noi,
2 cazzo! Cazzo! Cazzo!
1 Via!!!


Piedi, migliaia nello stesso momento sulla stessa strada, da
P. de la Castellana si sale per 3 Km circa, per poi lanciarsi in una discesa a capofitto in
C. de Bravo Murillo, sappiamo tutti, però, che non bisogna farsi troppe illusioni, al decimo si risale per
C. de Albert Aguillera, e poi nuovamente giù in un saliscendi-spaccagambe, infine si gira intorno al
Parque del Retiro e si risale per l’ultimo chilometro in
P.de Recoletos, ultimo mortale chilometro in salita.

Al grido rimaniamo uniti abbiamo subito perso i contatti.

Io sono stato il primo a sganciarmi, sicuro che se avessi continuato a 5.30 per quella salita iniziale l’avrei pagata a caro prezzo.

Ho visto le maglie arancioni dei miei amici allontanarsi, ma sapevo che non sarei mai rimasto solo.

Come ho già detto tutti i partecipanti sono sempre pronti a dare una mano nel momento del bisogno, è la solidarietà dei corridori, solidarietà che, per noi della Podistica che quella parola ce l’abbiamo stampata nera su arancione sulle nostre canottiere, ci fa, come dire, giocare sempre in casa.

Tattica di gara: tenere in salita e cercare di recuperare durante le discese, gel energetico al decimo, quindicesimo, e diciottesimo, fine della tattica.

Sapevo che sarebbe stata dura, non mi aspettavo, però, così dura.

Io ho la percezione della fatica nel momento che correndo mi pongo la domanda: “Ma chi c… me lo ha fatto fare”, ulteriore affaticamento quando alla prima considerazione si aggiunge “E ciò pure pagato per tutto questo!”.

Non mollo, non mollo, al decimo chilometro ho visto i palloncini dei pacemaker 1h 55m allontanarsi, alla prossima discesa li riprendo, penso.

Alla discesa successiva recupero leggermente ma ormai sono troppo lontani, “Animo! Animio!” mi gridano i passanti, i bambini battono il cinque a noi corridori un po’ attempati e visibilmente affaticati.

Quegli incitamenti continui mi danno la carica, poi cerco di trovare la mia lepre personale da seguire.

Chi corre lo sa, chi corre sa che non esiste niente di più ipnotico dell’ondeggiare dei capelli a coda di cavallo delle runner!

Non c’è assolutamente nulla di morboso o immorale, è solo semplice pura bellezza!

Come le onde del mare uguali e diverse, come il crepitio del fuoco, scintille capaci di bloccare lo sguardo e incantare i sensi, destra-sinistra, destra-sinistra movimento che accompagna il bisogno ancestrale di correre.

Per un po’ riesco a distrarmi a non pensare, fino al ventesimo chilometro.

Alzo gli occhi, l’arrivo è laggiù ma non si vede, provo ad aumentare il passo ma le gambe non mi seguono, provo, provo ancora, ma nulla.

Ho la bocca aperta, resistere, resistere, resistere, “Animo! Animio!” gridano ancora al di là delle transenne, non guardo, percepisco solo rumori e suoni, ma corro, piano, ma corro.

Gli archi eccoli! Quello è l’arrivo!


Stringo i denti leggo il cartello 21Km, mancano solo quei fottutissimi 97 metri!

Passo il primo arco, e mi accorgo che l’arrivo è oltre, passo il secondo, cavolo sono quattro i maledetti archi!

Ancora qualche passo e ci sono, ecco l’ultimo, c’è la banda per il rilevamento in terra, arrivato!

Mi appoggio alla balaustra alla mia sinistra per un tempo che mi sembra infinito, appena alzo gli occhi vedo che un tipo dell’organizzazione che mi guarda, mostro il pollice, tutto ok, lui mi sorride, sorrido anch’io mentre scopro di riuscire ancora a camminare, mi mettono una la medaglia al collo, mi offrono una mela, che penso di aver mangiato con tutto il bollino di plastica, poi il pacco gara e infine vedo i miei amici che già si stanno cambiando.

Si parte con i racconti momenti di crisi e di riscossa, gel che si appiccica alle mani e bottigliette di acqua prese al volo, si parla si ricomincia a scherzare, facciamo una foto con la bandiera spagnola alle spalle, ma non è ancora finita.

Riusciamo a raggiungere il nostro appartamento, doccia, più o meno rapida e ci trasciniamo, è proprio il caso di dirlo, fino al ‘La paella de la Reina’ e con un padellone di riso e pesce profumato che ci aspetta abbiamo alzato i bicchieri, abbiamo lasciato che scintillassero con amaranto della sangria, abbiamo unito i calici al centro della tavola, e ancora una volta abbiamo detto…

“A Madrid!”



Gara: Mezza Maratona Movistar a Madrid (14/11/2021)

SCHEDA GARA



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