Le Canotte Orange volteggiano sui Monti. di Giuseppe Di Giorgio, 11/04/2011
Graziano, Cristina, Tamara, Pietro Paolo, Franco, Elio, Luigi e Giuseppe. Miei cari infaticabili orange, puntuale come il canone TV, quando c’è una bella gara da raccontare non mi tiro mai indietro e pertanto vi vado a narrare cosa è successo questa domenica in quel dei monti Cimini in occasione dell’omonima Ecomaratona.
Oramai lo sapete a me piace sempre sperimentare gare e percorsi particolari se posso e qui mi si offriva una buona occasione: la prima edizione dell’Ecomaratona dei Monti Cimini, inserita nel circuito Parks Trail.
La gara si presenta sulla carta interessante, la classica distanza di una maratona abbinata ad un dislivello positivo totale di circa 1600 mt con altitudine massima intorno ai 1100 mt; correre in montagna a me piace e quest’anno non ne avevo ancora avuto l’occasione, il richiamo è quindi troppo forte anche perché ultimamente mi sto massacrando di allenamenti su strada abbastanza sostenuti (almeno per me) con medie di 70 kilometri a settimana con un simpatico picco di 205 kilometri e voglio variare un po’ il terreno di battaglia.
Questa volta poi il piatto è ricco perché oltre ai soliti volti noti (l’inossidabile Elio Dominici, l’inarrestabile Luigi Valeri, il fenomeno Franco Piccioni ed il sottoscritto per il quale un aggettivo ancora non lo trovo!) si sono iscritti anche delle new entry per questa tipologia di gare, tutti orange di alto livello ovvero Tamara Arias, Pietro Paolo Imperi, Cristina Marilena Imbucatura e Graziano Meneguzzo e tutto ciò rende l’evento eccezionale, raramente tanti della nostra squadra si sono visti cimentarsi sui monti.
Comunque procediamo: dopo la solita manciata di ore di sonno mi vedo con Tamara e Pietro Paolo alle 5 e 45 del mattino dato che San Martino al Cimino, luogo della gara, dista 90 kilometri da Roma. Partiamo tutti adeguatamente assonnati, per la strada c’è un nebbione che sembra di stare in Transilvania, non si vede assolutamente nulla; fortunatamente poco prima dell’arrivo il tutto si dissolve e il sole ci fa capire che ci terrà compagnia.
Ritiriamo pettorali e pacco gara (abbastanza ricco), incontriamo gli altri compagni e riusciamo a fare anche una foto prima della partenza. Ore 8 e 30, dopo l’inno nazionale e la benedizione del prete (il che mi fa venire dubbi e mi fa chiedere “che ci stanno nascondendo sulla gara?!?!”) partiamo; come sempre gli atleti sono pochi sotto i 200 ed i volti sono quasi sempre gli stessi.
Ognuno di noi prende il suo ritmo, io sono un po’ pensieroso perché dalla grafica dell’altimetria ci sono parecchi picchi da affrontare e come al solito conto di metterci almeno 1 ora in più del mio già non stratosferico tempo maratona anche se in realtà mi do l’imperativo di tirare il più possibile; subito uscendo dal paese ci si presenta una salita impegnativa (e Pietro Paolo scherzando e sorridendo dice “si sono sbagliati vero?”) ma siamo ancora sull’asfalto, poi breve discesa e di nuovo un salitone che però ci fa addentrare finalmente tra i boschi.
Fortunatamente il terreno è abbastanza battuto, pietrame quanto basta ma non avendo piovuto da tempo non troviamo fango e fogliame che normalmente in queste gare formano una superficie viscida che a scivolarci sopra è davvero un attimo (e caderci invece pure!); supero il primo ristoro ben fornito, bevo veramente al volo e così faccio in seguito spendendoci solo pochi secondi.
La seconda salita è già più impervia ed ovviamente il passo è minimo ma comunque costante; dal kilometro 6 al 10 trovo la prima discesa e qui scopro che posso sfruttarla come di solito non faccio in queste gare (in discesa ci vuole tecnica, che io non ho, altrimenti si rischia molto); questo perché come detto il terreno è favorevole e mi prendo la libertà di buttarmici a tutta forza stando comunque attento.
Al kilometro 10 mi si presenta un altro muro (nel frattempo si sono uniti a me Cristina e Graziano, delle vere macchine da combattimento, miiiii come filano) ed è quello che ci porta al punto più alto del percorso; se da un lato la fatica è notevole dall’altro lo spettacolo è da favola: verde ovunque e colori tenui dei fiori, il tutto illuminato dai raggi di sole che filtrano tra i rami della boscaglia creano un effetto unico sublimato dai profumi che la natura ci offre (qui sembrerò un tour operator ma vi ribadisco come già fatto altre volte che le gare fatte in questi contesti non sono solo gare, c’è qualcosa in più; l’invito è provare ma ovviamente con la dovuta preparazione, se per la corsa ci vuole allenamento e rispetto per la gara e per sé stessi e i propri mezzi, per le gare in montagna questo vale ancor di più perché qui non c’è appello, gli errori si pagano!).
Il caldo si fa sentire e l’unico modo di trovare sollievo è proprio correre perché si avverte una leggera brezza che è un piacere, inoltre, ristori a parte, abbiamo la fortuna di poterci abbeverare ogni tanto a qualche fontanella di montagna da cui sgorga un’acqua che in questi momenti, come dico sempre, vale più dell’oro (certo se ci fosse anche una fontana da cui sgorga oro non è che mi dispiacerebbe eh).
Arrivo sul picco del Monte Cimino abbastanza a corto di fiato e mi si spalanca davanti una nuova e fortunatamente lunga discesa che, salvo qualche salituccia-uccia-uccia, mi fa arrivare al ristoro del kilometro 25 e qui scopro una cosa che già altri hanno notato ovvero che tra il kilometraggio dei segnali di gara e i Garmin di tutti c’è uno scarto praticamente di 2 kilometri (cioè a tutti risulta averne fatti 2 in più e ciò sarà confermato anche ufficialmente a fine gara).
Comunque si riparte per affrontare una nuova salita (si praticamente tutta la gara è una sinusoide che sembra un grafico della borsa di New York, seeeeee gli piacerebbe ma la borsa picchi così alti se li sogna!); in tutto questo non perdo ovviamente il vizio che ho di chiacchierare con i vari atleti che incontro lungo la via (e vorrei vedere! Se già lo faccio normalmente in gare su strada figuriamoci qui dove siamo venuti tutti per rilassarci e divertirci).
Nel frattempo oltre che dover fare i conti con la nostra gara ci tocca fare i conti anche con un’altra gara ma di mountain bike che qualcuno ha avuto la brillante idea di organizzare lo stesso giorno, la stessa ora e in parte sullo stesso percorso!!!!; la conseguenza è che in alcuni tratti rischiamo di essere travolti dai ciclisti lanciati a folle velocità e dove ciò non succede ci becchiamo comunque dei nuvoloni di polvere che alzano al loro passaggio (e meno male che ero venuto per l’aria buona!).
Dopo la salita nuovo discesone, incredibilmente più vado avanti e più le gambe girano meglio tanto che al ristoro del kilometro 30, dove hanno la musica altissima, arrivo non solo in volata ma anche volteggiando come un etoile della Scala scatenando le risate degli addetti che mi fanno anche una foto (sarà forse che oramai a tutti i ristori bevo solo coca-cola e la sola cosa solida che consumo è un biscotto in tutta la gara? Mmm mi sa di si, il sospetto del doping aleggia!!!); poco dopo però, per abbassarmi a bere ad una fonte, mi prende un crampo alla coscia sinistra; io per i crampi ho sempre provato di tutto ma solo una cosa funziona con me: ci devo correre sopra e così farò fino alla fine riuscendo a non perdere ritmo anzi, incrementandolo (si, si è palese, doping!!!!).
Divoro la discesa stando comunque sempre all’erta, al kilometro 38 nuovo ed ultimo picco, forse il più duro, sia perché oramai ci sono parecchi kilometri sulle gambe ma sia perché fa ancora più caldo e la pendenza è da piccozza, ma di certo non mi abbatto alla fine, ahò!.
Ultimo tratto, ripercorro la salita iniziale di asfalto ma al contrario ovvero scendo in volata fino all’ultima curva che immette nel piccolo rettilineo (tanto per cambiare in salita) alla fine del quale c’è l’arrivo; guardo il Garmin e non ci credo, ho fatto meglio del previsto, ci ho messo “solo” 4 ore e 37 (e pure con i 2 kilometri in più): per festeggiare mi scolo un altro mezzo litro di coca-cola e un bicchiere di birra!.
La soddisfazione più grande però arriva dopo quando scopriamo che, grazie alla massiccia partecipazione, vinciamo il premio come seconda società classificata, il nome della Podistica Solidarietà è annunciato al megafono ed io e Pietro Paolo ritiriamo orgogliosi il premio, un record che spero si ripeta.
Faccio come sempre i complimenti ai miei compagni di squadra, ai veterani perché come sempre non si smentiscono e ai nuovi adepti perché scegliersi come battesimo della montagna una gara dura come questa ed uscirne bene come hanno fatto è da applauso.
Bene, fine delle trasmissioni, ovviamente per ora……… a presto!
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Giuseppe Di Giorgio
Il premio vinto dai magnifici 9 Gara: Ecomaratona dei Monti Cimini (10/04/2011) SCHEDA GARA |