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A Lisbona…. non abbiamo fatto i portoghesi!
di Giuseppina Pesoli, 13/12/2011

Giuseppina Pesoli e Claudio Mottola

Giuseppina Pesoli e Claudio Mottola

………..ma ci siamo fatti valere per la Podistica e per noi stessi.

Decido di iscrivermi a fine luglio, quando la gara ancora non era nel calendario “gare all’estero”, per fare una sorpresa ad un fraterno amico portoghese, Luis, che da tempo mi provoca dicendomi che anche a Lisbona si corre la Maratona, visto che sto andando in giro per l’Europa ma non li.

Sembra un evento così lontano ed invece, all’improvviso, mi ritrovo in aeroporto, accompagnata da mio fratello Stefano, ormai vittima predestinata , per la partenza.

Mi sono preparata coscienziosamente, ho tampinato Pino e Fulvio per le esercitazioni ad hoc, mi sono messa alla prova durante alcune gare, che ritenevo ottimi test, coinvolgendo gli amici della Podistica più veloci, affiancandoli per migliorare il mio ritmo: lo sanno bene Lino, che mi ha fatto chiudere la 30 del Mare di Ostia entro il tempo limite, e Albena che mi ha fatto fare il record sulla Mezza a Fiumicino….e che entrambi ringrazio veramente di cuore.

Ma questa di Lisbona è per me una sfida ardua: tempo limite h. 5:30 (ho chiuso le precedenti spesso ben oltre questo limite!.......). Per fortuna non sarò sola: scopro con sollievo che ci sarà anche Claudio Mottola.

Ci incontriamo infatti la mattina ed è confortante, in terra straniera anche se amica, vedere una familiare canotta “orange”. Effusioni di rito, scambi di impressioni, incoraggiamenti reciproci ma tempi così diversi che ciascuno si accinge a fare la propria gara.

Luis, felicissimo per la bella esperienza che gli sto facendo finalmente vivere, non si capacita del fatto che farò, correndo, tutti quei chilometri, che lo hanno stancato già a farli in macchina durante il “sopralluogo” pre-gara. Ha preparato uno striscione ed, insieme a Stefano, cercherà di raggiungermi strada facendo per sostenermi durante la fatica.

Senza preavviso, uno sparo: già si parte?! Niente palloncini da seguire, tutti troppo veloci per me, il più lento porterà gli atleti al traguardo in 4 ore!!

Cerco di seguire qualcuno alla mia portata. Intorno al 10° le facce sorridenti di Luis e Stefano e lo striscione inneggiante mi accolgono e mi confermano che non va male; al 15° mi ritrovo a fianco due reatini che contano di chiudere in 4.30/4.45, sono con loro per qualche minuto, li guardo da lontano per 2/3 km. Raggiungerò uno di loro al 30° per vederlo camminare sconsolato per qualche improvviso dolore al ginocchio.

Intorno al 23km incrocio Claudio. Lo cerco da un po’ con lo sguardo, così mi distraggo e non penso alla fatica, perché sul Lungo Tejo (licenza poetica) si corre nei due sensi. Nel frattempo la mia claque mi ha di nuovo intercettato e, nonostante siano soltanto in due, sentono qualcuno mormorare: “ma questa Pina deve essere una importante, visto che tifo che le fanno dappertutto!” Che ridere!! Ed eccolo Claudio, lo vedo, mi chiama, un saluto, un incitamento, sta mantenendo i suoi tempi, è intorno al 33 km, bravissimo!

Intanto controllo senza frenesia la mia andatura in alcuni passaggi clou: 10km/h. 1.02; 21km/h.2.17; 30km/h.3.21. Va abbastanza bene, ce la posso fare, ma quella maledetta salita finale dopo il 36° mi spaventa proprio.

Al ristoro del 35°, dopo una breve camminata, riparto imponendomi di non camminare più fino al 40° perché so che a breve arriverà la salita, ma non devo cedere. Avete mai visto un rettilineo in salita dritto davanti a voi per chilometri? Provo ad ignorarlo, continuo a guardarmi la punta delle scarpe, un passo dopo l’altro ma superato il 38° alzo un attimo la testa e vedo l’impettata: non ce la faccio, devo recuperare un po’, cammino, mi rimprovero questa debolezza e mi costringo a correre di nuovo perché lassù in alto sembra che spiani e riprendo la mia corsa verso la linea dell’orizzonte.
E’ proprio così, finalmente spiana e dolcemente degrada verso il 40° dove stavolta mi danno nuovo vigore proprio Claudio, che ha già terminato da tempo la sua gara, e sua moglie che mi confermano che lo Stadio 1^ Maggio, cioè il traguardo è ormai prossimo.

Non ho più guardato i tempi, non mi voglio fare condizionare nel bene e nel male, tanto tutto quello che posso fare lo sto facendo al meglio delle mie possibilità.

Sono nello Stadio, lo speaker annuncia il mio ingresso, qualcuno urla il mio nome, non ho il coraggio di alzare lo sguardo verso il timer sull’arco gonfiabile: c’è un 5, un 1, uno zero… in quale ordine?... no, non ci posso credere! lo zero sta dopo il 5, non dopo l’1. HO FATTO IL MIO RECORD 5.01.36!!!! Un groppo in gola, mi lascio andare?

No, ci sono Luis e Stefano che stanno urlando lassù, sugli spalti, non li hanno fatti avvicinare di più, mi fanno festa, devo darmi un contegno.

Ritiro la medaglia, salgo molto lentamente con le mie gambe ormai di legno gli scalini per raggiungerli e, felice, mi lascio abbracciare.




Gara: Maratona di Lisbona (04/12/2011)

SCHEDA GARA



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